FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Stefania Rota: gli schizzi di sangue, il finestrino dell’auto, il telefono. Una morte piena di misteri

Mapello, sentiti i parenti e i pochi amici. Nominato un consulente per accertare le cause del decesso: un caso con tanti punti ancora oscuri

I carabinieri della Scientifica nella casa di Stefania Rota

Mapello (Bergamo) – In paese, a Mapello, molti non se la ricordavano nemmeno più. "Chi? Stefania Rota? Non la vedevamo da anni". Una conferma che non frequentava Mapello. Per fare colazione si spostava al bar del benzinaio Q8 di Ponte San Pietro, a qualche chilometro di distanza. Solo i parenti, i cugini di secondo grado da parte del padre, hanno di Stefania un’immagine meno sbadita dal tempo, in tuta, quando andava a fare qualche camminata. Poco.

Poche amicizie

Ed è in questo poco, fatto di amicizie distillate col contagocce e scarse frequentazioni che si stanno concentrando gli investigatori per venire a capo di un giallo, la morte di Stefania Rota, 62 anni, figlia unica, schiva, con una vita sociale ridotta al minimo, tra cui gli anziani che accudiva.

ll cadavere col cappotto

Il suo corpo senza vita è stato trovato il 21 aprile, quasi due mesi dopo la morte, nel salotto di casa, in via XI Febbraio, l’abitazione dei genitori dove lei viveva da sola. Indossava il cappotto, e aveva le scarpe, come se si fosse preparata a uscire.

Retromarcia in procura

Una morte che stava per essere archiviata come malore, con la data del funerale già fissata, la camera ardente allestita. Poi la retromarcia, la Procura, con il pm Letizia Ruggeri, che annulla tutto e decide di aprire un fascicolo per omicidio a carico di ignoti. Il che, sia chiaro, non significa che sia accantonata del tutto la pista della morte naturale (pare avesse problemi di salute) o accidentale. Ma i dubbi rimangono. L’autopsia non è bastata per chiarire le cause.

Gli schizzi di sangue

Quando è stato trovato il corpo, sono state notate delle lesioni alla testa, a terra c’erano schizzi di sangue. Conseguenza di una caduta? È un’ipotesi che ancora non è stata scartata definitivamente. Ma potrebbe anche essere stata spinta. E siccome su quelle lesioni la Procura vuole vederci chiaro nei giorni scorsi è stato nominato un consulente a fianco del medico legale per un ulteriore esame mirato.

L’appello dei cugini

Si scava a fondo in una cerchia ristretta di persone, conoscenti o amici, che frequentavano Stefania Rota, anche per datare con un margine di certezza la morte e per comporre, come in puzzle, gli ultimi periodi. I cugini hanno scritto una lettera con la promessa di "chiedere giustizia" nel caso in cui dovesse emergere dalle indagini che qualcuno possa aver fatto del male a Stefania.

Il finestrino dell’auto

Parallelamente i carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo procedono con altri riscontri e accertamenti. Come quelli sulla Ford Fiesta blu della donna, che era sparita. Stefania Rota era solita parcheggiarla nel vialetto di casa o nel garage. Ma a un certo punto i cugini, che abitano vicino, si accorgono che la vettura non c’è. La Ford è stata rintracciata dagli investigatori. Era a qualche centinaio di metri dall’abitazione di via XI Febbraio, in un parcheggio pubblico di via Foscolo. Ma a notarla, addirittura da febbraio, con il finestrino abbassato, era stato un assessore di Mapello. Come mai l’utilitaria era li? L’aveva lasciata la donna? Non si spiegherebbe visto che casa sua era vicina. Altra ipotesi è che qualcuno l’abbia spostata in un secondo momento. Un mistero, poi, la sparizione delle chiavi di casa, della borsetta e del cellulare.

Doppia mandata

Altre circostanze sospette. La casa era chiusa a doppia mandata. La 62enne viveva nella villetta su due piani dei genitori: lei al primo, mentre a pianoterra uno zio che non c’è più. E non è un caso che venerdì scorso gli uomini della Scientifica siano ritornati nell’abitazione di via XI Febbraio per un nuovo sopralluogo con il luminol per cercare altre tracce.

I conti correnti

Accertamenti sono stati fatti anche sui conti correnti. Non risultano cifre importanti, l’accredito mensile della pensione Inps e poco altro che farebbe tramontare la pista dei soldi. Dagli inquirenti non filtrano indiscrezioni per non rovinare le indagini che procedono sotto traccia per riuscire a mettere in fila tutti i tasselli di questo puzzle che ancora mancano all’appello. Ma l’impressione è che sia stata intrapresa una strada ben precisa e su quella si proceda.