
Fabrizio Pregliasco è docente dell’Università degli Studi e direttore sanitario Galeazzi
Milano, 28 dicembre 2019 - «L’unica vera difesa è la vaccinazione. Ma non bisogna avere paura: i tre casi di Villongo sono stati una tragica questione di sfortuna". Lo spiega Fabrizio Pregliasco, virologo all’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’ospedale “Galeazzi“. Nei giorni scorsi Pregliasco ha seguito direttamente la vicenda del piccolo Comune di ottomila anime in provincia di Brescia.
Dottore, ci parli del meningococco C, il batterio che ha stroncato la 19enne di Villongo. "Si tratta di una tra le meningiti più contagiose e con il tasso di mortalità più elevato. Nel caso della ragazza deceduta, poi, ha generato una sepsi e si è diffuso in tutto l’organismo in modo fulmineo, qualcosa che accade solo nel 30% dei casi. A quel punto non c’è nulla da fare: in due ore il paziente muore".
A Villongo si può parlare di «epidemia»? "No, i tre casi non sono collegati tra loro. Semplicemente - per pura e semplice sfortuna - in un luogo molto piccolo si sono concentrati tre portatori del batterio. Di solito le persone ce l’hanno in gola senza neppure saperlo. Parlo dell’1% della popolazione. Poi, quando le difese immunitarie si abbassano per varie ragioni come stress o malanni di stagione, questo si diffonde fino alla barriera encefalica. Il problema è che quando il corpo vede un batterio nell’ultima difesa prima del cervello scatena un vero e proprio inferno. I sintomi - e in particolare la febbere altissima - sono determinati da questa reazione dell’organismo".
Come si trasmette il batterio? "Attraverso il contatto, come una banale influenza. E infatti all’inizio è subdolo, perché si comporta nello stesso modo. Non a caso i periodi nei quali si verificano più spesso i cento casi all’anno di meningite in Italia sono primavera e autunno".
Quindi la “distanza“ dal malato è un fattore rilevante? "Esatto. Le faccio il classico esempio dello studente che prende la meningite: per il compagno di banco serve la chemioprofilassi come per il malato. Nel caso degli altri compagni di classe in teoria basta tenere alta la guardia. Devono solo stare molto attenti se nei giorni successivi si manifesta la febbre".
Da quali sintomi si può riconoscere? "All’inizio dalla febbre alta e dal senso di spaesamento. In seguito spuntano macchie rosse sulla pelle e il collo si irrigidisce. In ogni caso la conferma arriva solo con un esame specifico. Il medico stesso deve avere un’intuizione determinata dagli esami".
Qual è la percentuale di mortalità? "Siamo tra il 15 e il 20%".
Dunque i cittadini di Villongo devono avere paura? "No, le vaccinazioni a tappeto escludono che qualcun altro si possa ammalare. Direi che non è il caso di nascondersi in casa".