FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Mikla Ivasiuk ucciso a calci e pugni fuori dal bar, il titolare: “Non mi sono accorto di nulla”. Caccia al fuggitivo

I carabinieri fanno terra bruciata attorno all’uomo coinvolto nella rissa. Giovedì l’interrogatorio dei due fermati per la morte dell’ucraino, che lascia una figlia di 16 anni

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La vittima, Mikola Ivasiuk

L’uomo di origini marocchine, il terzo che manca all’appello per incastrare tutte le tessere mancanti di questo omicidio, è ancora un fuggitivo. I carabinieri della Compagnia di Clusone stanno facendo terra bruciata attorno: in particolare tra coloro che potrebbero fornire una base di appoggio, un nascondiglio. È scappato dopo l’omicidio con l’aiuto di uno dei presenti, il 46enne di Spinone al Lago (gli avrebbe fornito l’auto per allontanarsi), arrestato assieme al 29enne, con precedenti, colui che nella ricostruzione degli inquirenti, che lunedì avrebbe sferrato il violento pugno in faccia all’ucraino Mikola Ivasiuk fuori dal Rosy bar di Casazza, gestito da cinesi. Ivasiuk barcolla prima di cadere sull’asfalto, con la parte sinistra del volto insanguinata.

Per il primo l’accusa è di favoreggiamento, per l’altro di omicidio, così come per il marocchino, senza fissa dimora. A quanto pare i protagonisti si conoscevano tutti. Mykola Ivasiuk, 37 anni, originario di Leopoli, si era trasferito in Italia nove anni fa. In Ucraina ha una figlia di 16 anni, nata da una relazione poi terminata con una donna che vive in Polonia. A Bergamo sbarcava il lunario un po’ come badante, un po’ nel settore ortofrutticolo. Il litigio – è l’ipotesi su cui lavorano carabinieri di Clusone - sarebbe scoppiato per futili motivi e poi degenerato, forse favorito dall’alcol. Forse qualche apprezzamento di troppo, magari rivolto a una donna e male interpretato potrebbe aver scatenato il pestaggio.

“Ero dietro al bancone, non mi sono accorta di nulla”, ha raccontato la titolare del bar. E ha aggiunto di aver visto ancora nel locale i protagonisti della vicenda. Stamattina in carcere ci sarà l’interrogatorio di convalida davanti al gip, occasione per i due fermati di poter fornire la propria versione dei fatti. Secondo la difesa del 29enne vi sarebbero delle discordanze nella ricostruzione. A partire dal fatto che pare abbia una mano fasciata e in quella condizione non sarebbe stato in grado di sferrare un pugno. Domani è prevista l’autopsia alla camera mortuaria del Papa Giovanni XXIII di Bergamo.