REDAZIONE BERGAMO

Milioni con quadri e truffe al fisco Nei guai il manager patito d’arte

Gianfranco Cerea, 57 anni è accusato di aver detto il falso per far rientrare dall’estero il suo patrimonio offshore

Si fidava completamente di quel manager che era stato presentato a lei dall’allora revisore dei conti dell’azienda di famiglia. Parliamo di Gianfranco Cerea, 57 anni, di Bergamo, passione per le opere d’arte (ieri non era in aula) che Cristina Caleffi, imprenditrice di Novara, nel 2020 ha denunciato per truffa (c’è un fascicolo dove ora la sua posizione è stata archiviata). La donna è testimone al processo a carico di Cerea. Si parla della voluntary disclosure dove l’imputato si era dichiarato collezionista anziché commerciante. Falsamente, secondo il pm Emanuele Marchisio, risparmiando così 1.959.208 euro. Nell’ottica accusatoria, la testimonianza della Caleffi va in questa direzione, anche se l’avvocato Enrico Mastropietro, nel contro esame che è proseguito ieri ha sollevato diverse perplessità.

"Per me Cerea è stato come un fratello. Mi confidavo con lui. Ha curato anche la cessione delle quote societarie che mi spettavano dell’azienda di famiglia, una grossa somma, 133 milioni di euro, e a lui ho pagato una parcella salatissima di 28 milioni di euro. Ripeto, per me era di casa. Quando gli ho detto che ero ammalata di un brutto male, pensando ai miei quattro figli, lui subito mi aveva rassicurato, giurando che si sarebbe occupato di loro". Delusa, a tratti arrabbiata, lei credeva in Cerea.

"Mi presentava dei documenti e io firmavo, senza leggere". Voleva investire, lo fece in quadri a partire da prima del 2008, quello che poi è stato definito impropriamente il museo. "In un capannone di mia proprietà, nell’estate del 2015, Cerea ha realizzato una sorta di museo dicendo che lì sarebbero finiti i mei soldi. Non si pensi a un museo fruibile, aperto al pubblico, ma li avevo messo tutti i quadri acquistati e che un domani potevano essere venduti. Io ero in vacanza, aveva le chiavi. A dicembre 2015 ci fu la compravendita di opere per 16 milioni, poi per 11,13 milioni. Le opere d’arte per me rappresentavano un investimento". Il difensore di Cerea le domanda se oltre alle opere d’arte aveva fatto altri affari con lui? Siamo nel 2015. "Un immobile a Milano (immobiliare Morone, e due collezioni per 35 milioni alla Strategy holding Uk." F.D.