FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Monia Bortolotti accusata di aver ucciso i due figli, parla la sua prima insegnante di danza: “Non è la ragazza che conosciamo”

“Non riusciamo ad accettare questa immagine di Monia. Se potessimo, andremmo a trovarla in carcere per un abbraccio”

Monia Bortolotti e i figli, Mattia e Alice

Monia Bortolotti e i figli, Mattia e Alice

“Lo scorso 25 ottobre in una chiesa di Bergamo è stata organizzata una prestigiosa serata con danzatori, musicisti, coristi e attori dedicata alle morti bianche. Ho mandato il corpo di ballo della mia scuola e ho inviato la locandina a Monia, pensando di invitarla. Lei mi ha risposto, affettuosa come sempre: ‘... ti ringrazio tantissimo per questa cosa che stai facendo, ma non sono ancora emotivamente pronta. Ti ringrazio. Ti ringrazio’. Una settimana dopo, sabato 4 novembre, è stata arrestata”. È insieme commossa, addolorata, incredula la voce della prima insegnante di danza di Monia Bortolotti. L'ha avuta nella sua scuola per quasi vent'anni.

“È arrivata da noi che aveva tre anni. L'accompagnavano il papà e la mamma, premurosi, affettuosi. Ha continuato con l'Hip Hop, una danza molto ritmata. C'è stata una pausa verso la metà del periodo in cui ha frequentato la scuola, poi ha ripreso. Intanto studiava. So che ha fatto un liceo, mi pare lo scientifico, e poi credo l'università. Ho perso mio padre un mese dopo la bambina di Monia. Il giorno del funerale Monia mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Adesso la mia Alice tiene per mano il tuo papà’. È riuscita a rincuorarmi con dolcezza”.

“Quando ha lasciato la scuola mi ha scritto una lettera: ‘Voglio ringraziarti tanto. Ti ringrazio per tutto l'affetto che ho ricevuto da voi insegnanti meravigliose’. Ricordo che pubblicava la sua felicità sui social, bei ricordi, cose allegre come la scena di quando dava la pappa ad Alice. Dopo la scomparsa del bambino, è comparso solo un cuoricino bianco”.

E oggi? L'accusa terribile di avere soffocato i suoi bambini incombe su Monia Bortolotti. La madre di Pedrengo è ancora ricoverata a Bergamo in una camera di sicurezza dell'ospedale Papa Giovanni XXIII per evitare possibili gesti autolesionistici. L'attende il carcere. "Non riusciamo ad accettare questa immagine di Monia. Questa ragazza è come se l'avessimo tenuta stretta con noi. Se potessimo, andremmo a trovarla in carcere per un abbraccio".