Bergamo, 7 novembre 2023 – Monia Bortolotti non ha risposto alle domande del gip Federica Gaudino durante l’interrogatorio di garanzia in una camera di sicurezza dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Lì era stata trasferita dal carcere di via Gleno dove la 27enne mamma di Pedrengo si trovava dopo essere stata arrestata sabato scorso, 4 novembre, con l’accusa di aver ucciso, soffocandoli, i due figli Alice e Mattia, di 4 e 2 mesi, rispettivamente il 15 novembre del 2021 e il 25 ottobre del 2022.
Assistita dal legale di fiducia, l'avvocato Luca Bosisio, Monia Bortolotti si è dunque avvalsa della facoltà di non rispondere al giudice al gip, lo stesso che ha firmato la corposa ordinanza di custodia cautelare di circa duecento pagine che l'ha condotta in carcere.
Il pericolo
In realtà la donna era indagata a piede libero già dallo scorso marzo. Sabato le manette erano scattate per il pericolo di reiterazione del reato e per la spiccata pericolosità sociale (anche per se stessa) della donna, come riferito dagli inquirenti.
Inadeguatezza
Secondo gli inquirenti il movente dei due infanticidi sarebbe da ricondurre “nell'incapacità della madre di reggere alla frustrazione per il pianto prolungato dei bambini". Non una patologia psichica, secondo l'accusa, ma un sentirsi inadeguata nella gestione dei figli, aspetto noto a tutta la famiglia.
Il ricovero
Noto in particolare da quando la donna era stata dimessa dopo un lungo ricovero con Mattia, il secondogenito che avrebbe poi ucciso il 25 ottobre del 2022. A soli 19 giorni di vita, il piccolo era finito all'ospedale per oltre un mese dopo una apnea ed era stato sottoposto a tutti gli accertamenti del caso - vista anche la morte, meno di un anno prima, della sorellina - risultando però del tutto sano. Si era trattato di un primo tentativo della madre di ucciderlo? Resta per ora un interrogativo non risolto.
Lo psichiatra
All’atto delle dimissioni, Monia era stata visitata da uno psichiatra, che aveva consigliato ai familiari di non lasciarla da sola con il bambino. Ed è invece proprio in un momento in cui la donna rimane da sola con Mattia che il piccolo viene ucciso, secondo gli inquirenti, stretto in un “abbraccio letale” della stessa madre.
La difesa
Su un gruppo Facebook che racconta le cosiddette “morti in culla” la Bortolotti invece aveva riferito anche che il piccolo se n'era andato “molto probabilmente schiacciato da me, mentre mi sono addormentata allattandolo”.