Bergamo, 30 novembre 2024 - La data fissata è quella del 17 gennaio, alle 9.30. Quel giorno Monia Bortolotti, 28 anni, origini indiane, comparirà davanti alla Corte d’Assise (presidente Patrizia Ingrascì, a latere il collega Andrea Guadagnino) per essere processata.
Deve rispondere del duplice infanticidio aggravato dal legame di parentela, dal fatto che i suoi bambini, Alice, 4 mesi, e Mattia, di 2 mesi, fossero minorenni, e dalla minorata difesa. Un’accusa che pesa come un macigno. A rinviarla a giudizio il gup Raffaella Mascarino, che nell’udienza preliminare di ieri mattina ha accolto la richiesta del pm Maria Esposito, titolare del fascicolo.
L’arresto
La Bortolotti era stata arrestata il 4 novembre 2023 con l’accusa di avere soffocato i suoi due bambini. Molto giocherà il nodo sul vizio di mente. Nessuno dei familiari si è costituito parte civile. Bortolotti, che da settembre si trova alla Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) di Castiglione delle Stiviere (Mantova) ha rinunciato a comparire in tribunale. Per lei c’era l’avvocato Luca Bosisio, che l’assiste e che ha messo in discussione, in particolare, le contestazioni riguardanti la primogenita, Alice.
La chiamata
È il 15 novembre del 2021, nell’appartamento di Pedrengo dove Bortolotti viveva con il suo compagno, Cristian Zorzi. In quella circostanza era stata proprio lei a chiamare i soccorsi asserendo di aver trovato la bimba morta nella sua culla. Dopo averle dato il latte, l’aveva messa a riposare ed era andata a farsi una doccia. Al suo ritorno la piccola Alice non respirava più. Allora era sembrato per un rigurgito.
L’autopsia
L’autopsia sul suo corpicino fu eseguita soltanto dopo la successiva morte, quella del fratellino Mattia, avvenuta il 25 ottobre 2022. Accertamento che non è stato in grado di dare indicazioni certe sulle cause del decesso. I resti erano compromessi. La tesi che la pm Maria Esposito ha sostenuto ieri in aula, sulla base delle indagini effettuate della Sezione operativa dei carabinieri della Compagnia di Bergamo è che, come nel caso di Mattia, su cui furono subito eseguiti accertamenti medico-legali, anche Alice sia stata soffocata dalla madre.
Bortolotti non avrebbe retto al loro pianto. Lei ha sempre negato, sostenendo che in entrambi i casi si sia trattato di morti accidentali. Dopo la discussione, la gup ha sciolto la riserva. Nessuno dei familiari, a cominciare dal compagno e padre di Alice e Mattia, Cristian Zorzi, ha voluto essere presente, né pare intenzionato a partecipare al futuro processo.
Vizio di mente
Al di là delle accuse, il nodo che dovrà essere sciolto definitivamente a processo riguarda la capacità di intendere e di volere dell’imputata. In incidente probatorio, il consulente del gip Federica Gaudino, Elvezio Pirfo (lo stesso professionista che ha valutato Alessia Pifferi) e la collega Patrizia De Rosa, di Torino, si erano espressi per un vizio di mente totale. Alla stessa conclusione era giunto anche il consulente della difesa, Marina Verga, dell’università degli studi di Milano. Mentre lo psichiatra dell’accusa, Sergio Monchieri, di Brescia, ha ritenuto che al massimo il vizio di mente sia parziale, ma non totale. Quali scenari si profilano? La Corte d’Assise potrebbe disporre una nuova perizia, oppure condividere le conclusioni dell’incidente probatorio e, in quel caso, Monia Bortolotti andrebbe prosciolta con eventuali valutazioni da fare sulla sua pericolosità sociale, indicata da tutti i professionisti finora coinvolti.