Bergamo, 2 febbraio 2024 – La data già si conosce: 9 maggio. Quel giorno verrà discussa in incidente probatorio la perizia chiesta dal pm Maria Esposito su Monia Bortolotti, la 27enne mamma di Pedrengo, in carcere (dopo essere stata piantonata in Psichiatria per due mesi) accusata di aver ucciso i suoi due bambini, Alice, di 4 mesi, e Mattia, 2 mesi.
Per il gip l’incarico è stato affidato ai medici Patrizia De Rosa e Elvezio Pirfo, quest’ultimo è lo psichiatra forense chiamato a valutare la capacità di intendere e volere di Alessia Pifferi, la mamma accusata di aver lasciato morire di stenti la figlioletta di soli 18 mesi.
Delitto di Cogne
Pirfo, 70 anni, ha seguito casi come quello di Cogne, anche qui al centro una madre, Annamaria Franzoni, che ha appena finito di scontare una pena per la morte del figlio Samuele Lorenzi. La storia di Monia Bortolotti si differenzia, ma non per la drammaticità.
Nata a Calcutta, è stata adottata da una famiglia bergamasca di Gazzaniga. Qui in Valle Seriana abita il papà che sarebbe anche disposto ad accettarla e ospitarla a casa nell’ipotesi in cui le venissero concessi i domiciliari. È la mossa della difesa (avvocato Luca Bosisio) in Cassazione per cercare di ottenere per la sua assistita una misura meno afflittiva del carcere. Un tentativo che arriva dopo che si sono già pronunciati in modo negativo sia il gip sia il Riesame: entrambi hanno riconosciuto i gravi indizi di colpevolezza a carico della giovane mamma. Nel giro di un mese dovrebbe arrivare il pronunciamento della Cassazione.
I gravi indizi
Monia, appassionata di ballo e musica, lascia la Valle Seriana e una madre poco affettiva. Conosce Cristian, il papà dei loro due bimbi, casa a Pedrengo: il rapporto tra i due è definitivamente naufragato. La storia in tutta la sua drammaticità esce dalla mure protette di casa dopo la morte di Mattia, il 25 ottobre 2022, il bambino concepito dopo la tragica fine di Alice, avvenuta il 15 novembre 2021. L’ipotesi è che la bimba venne soffocata con un cuscino e il fratellino dopo averlo stretto a sé, stretto in un abbraccio.
Sulla morte di Alice l’autopsia effettuata dopo la riesumazione non è stata in grado di fornire una risposta sulle cause del decesso: fu portata al pronto soccorso per pianto inconsolabile. L’insofferenza al pianto come possibile movente, secondo testimonianze. Per Mattia l’esame aveva certificato un’asfissia meccanica acuta da compressione del torace.
Lei aveva spiegato di essersi addormentata e di aver schiacciato il figlio. Tutto avviene nell’appartamento di via Falcone e Borsellino, una zona residenziale di Pedrengo. Quel giorno, 25 ottobre, Mattia ha dei problemi, il cuore in crisi e la mamma, da quanto emerge dalle indagini, non diede subito l’allarme e non chiamò immediatamente i soccorsi.
Aspettò un lasso di tempo, compreso fra i 15 e i 20 minuti, sospetto per gli inquirenti. Un ritardo che sarebbe stato calcolato in base a un dispositivo sottocutaneo che i medici del Papa Giovanni XXIII avevano impiantato al piccolo Mattia in grado di registrare la sua attività cardiaca. Questo dopo il ricovero del 14 settembre in ospedale e poi dimesso il 17 ottobre del 2022. I medici raccomandarono ai parenti di non lasciarlo mai solo, ma quel giorno in casa non c’era nessuno e Monia Bortolotti aveva detto al compagno che aspettava un’amica. Era una bugia.