ANDREA GIANNI
Cronaca

Moussa Sangare: “Ho voluto tenere il coltello come ricordo”. Per il gip è totalmente integro di mente

Omicidio di Sharon Verzeni, l’ordinanza del gip: il 31enne di Suisio “spesso in preda alla noia e impregnato dei valori trasmessi dalla musica trap”. Il desiderio di provare emozioni realmente forti come fattore scatenante

Moussa Sangare, il 31enne arrestato per l'omicidio di Sharon Verzeni, e il sopralluogo dei Ris a Suisio

Moussa Sangare, il 31enne arrestato per l'omicidio di Sharon Verzeni, e il sopralluogo dei Ris a Suisio

L'omicidio di Sharon Verzeni "sembra commesso da un soggetto spesso in preda alla noia e impregnato dai valori trasmessi dalla musica trap”, un genere che "esalta violenza e sesso estremo".

Moussa Sangare avrebbe agito "assalito dal desiderio di provare realmente emozioni forti in grado di scatenare nel suo animo la scarica di adrenalina che ha cercato di descrivere, seguita da uno stato di benessere e relax".

Moussa Sangare, il 31enne arrestato per l'omicidio di Sharon Verzeni, e il sopralluogo dei Ris a Suisio
Moussa Sangare, il 31enne arrestato per l'omicidio di Sharon Verzeni, e il sopralluogo dei Ris a Suisio

L’ordinanza del gip

Sono passaggi dell'ordinanza del gip Raffaella Mascarino, che ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 31enne che ha assassinato Sharon Verzeni a Terno d'Isola. Sul suo stato mentale, il gip ha evidenziato che la "lucidità" con cui ha agito prima e dopo il delitto, e le relazioni del carcere, indicano uno "stato mentale pienamente integro"

Il coltello “souvenir”

Intanto emergono inquietanti particolari sulle dichiarazioni di Sangare al gip durante l’udienza di convalida, in particolar modo sul coltello con cui il 31enne ha ucciso Sharon: Non l'ho buttato nel fiume perché ho pensato che avrei potuto trovarlo ancora lì. Volevo tenerlo per avere memoria di quello che avevo fatto, come un ricordo”. A differenza degli altri oggetti gettati assieme agli indumenti nell'Adda, l’arma era stata sotterrata nei pressi dell'argine. E quando il giudice gli ha chiesto se lo voleva tenere come un "souvenir" ha risposto: "sì". 

Prima e dopo il delitto

Dopo aver ucciso Sharon Verzeni, Moussa Sangare è tornato a casa e si è steso sul divano: "ho sentito una specie di confort, come se mi fossi liberato da un peso". È uno dei passaggi dell'interrogatorio di Moussa Sangare. Ha confermato di essere uscito di casa "con quell'energia lì", cioè per fare del male a qualcuno: "Ho preso un coltello a caso e l'ho messo nello zaino". Andando a Terno d'Isola ha raccontato di aver minacciato due ragazzini, di aver "puntato" un uomo in auto con un computer, un "pelato" e una persona che fumava una sigaretta. Poi ha sfregiato una statua di legno, e infine ha scelto come obiettivo Sharon Verzeni. Ha detto di essere pentito ma che "non si può piangere per un mese, non posso essere depresso per mesi, cerco di distogliere quel pensiero".

Il sopralluogo

Si è concluso dopo cinque ore, dalle 13 alle 18, il sopralluogo dei carabinieri del Ris di Parma nella casa al pianterreno dove viveva Mousse Sangare, in via San Giuliano a Suisio (Bergamo). Dall'abitazione sono stati "isolati alcuni reperti giudicati d'interesse investigativo, che saranno successivamente esaminati presso i laboratori del Ris di Parma", hanno spiegato i carabinieri in una nota. Nel dettaglio, sarebbero stati portati via alcuni abiti di Sangare, alcuni oggetti, tra cui dei monili, e campionate alcune tracce anche con l'uso del luminol. All'accertamento irripetibile hanno preso parte anche i carabinieri del Reparto analisi criminologiche (Rac) del Racis di Roma, del Reparto crimini violenti del Ros e del Nucleo investigativo di Bergamo, oltre al difensore di Sangare, l'avvocato Giacomo Maj.