
Piergiorgio Caldara davanti allo storico negozio in viale Papa Giovanni (De Pascale)
Bergamo, 15 gennaio 2016 - È uno degli ultimi giocattolai di Bergamo e i suoi giochi sono stati acquistati da almeno tre generazioni di (ex) bambini bergamaschi. Oggi genitori e anche nonni. Tanto che a Bergamo il suo cognome è sinonimo di giocattoli. Il prossimo 23 gennaio, il suo negozio di viale Papa Giovanni, aperto nel lontano 1952, chiuderà per sempre i battenti. Piergiorgio Caldara, 69 anni, figlio d’arte (fu il padre ad aprire il negozio in centro a Bergamo), dietro al bancone da cinquant’anni, ha ammainato bandiera bianca. La grande distribuzione, con la sua offerta a 360 gradi, e gli anni che pesano, lo hanno convinto ad abbassare la saracinesca. Ma non ha fatto in tempo a dare la notizia, che, come ricorda lo stesso commerciante, «siamo stati subissati da una marea di attestati di stima e di affetto, tanto che anche nostri ex clienti, un tempo bambini e oggi genitori a loro volta, stanno passando in questi giorni a salutarci. Non ce lo aspettavamo».
Dire Caldara a Bergamo significa dire giocattoli. «Perché un tempo di negozi di giocattoli in città ce n’erano davvero pochi. C’eravamo noi – ricorda –, Brigatti (oggi chiuso), e Beretta in via XX Settembre. C’è anche Caldara in via Borgo Palazzo, mio cugino, figlio del fratello di mio padre che ha un negozio all’ingrosso. La passione per i giocattoli nasce da mio padre, classe 1907, laureato in economia e commercio, ma con una passione per gli affari. Aveva un negozio di casalinghi che poi convertì in giocattoli». Piergiorgio Caldara aveva imparato a scegliere di persona senza farsi guidare dalla pubblicità né da internet.
«Oggi i bambini si fanno guidare dalla pubblicità, dai cartoni e da internet: sanno già cosa vogliono – racconta Caldara –. Io volevo sempre vederli e tastarli dal vivo, i gioccattoli. Li andavo a scegliere direttamente nelle fiere internazionali. Sono stato 45 volte alla fiera di Norimberga, andavo anche in Cina, a Tokio, ad Hong Kong e compravo per conto di altri negozianti italiani». Solo per ricordarne una, Caldara è stato tra i primi commercianti bergamaschi a importare i robot in Italia, ai tempi di Goldrake per intenderci, alla fine degli anni Settanta. «C’è stato il periodo in cui furoreggiavano i soldatini – prosegue Caldara dalla sua postazione “privilegiata’’ in viale Papa Giovanni –. Poi è stata la volta dei robot e ancora dei trenini, che sono i giochi che piacciono di più sia ai papà sia ai bambini. E ancora è tornato il tempo delle automobiline e degli intramontabili giochi in scatola. Dalla latta alla plastica, passando per i giochi di legno che oggi segnano un ritorno». E poi c’è il capitolo Santa Lucia. «C’era talmente gente che dovevamo far defluire i clienti – dice Caldara –. Oggi invece i giocattoli si comprano tutto l’anno». La scelta di chiudere il negozio è stata dovuta anche ad un vuoto di continuità: «I miei figli hanno preso altre strade e io voglio dedicarmi ai miei passatempi».