REDAZIONE BERGAMO

Giocattoli dal 1952, ora chiude il negozio amato da nonni e nipoti

Caldara a Bergamo significa giocattoli. È uno degli ultimi di Bergamo e i suoi giochi sono stati acquistati da almeno tre generazioni di (ex) bambini bergamaschi di GIUSEPPE PURCARO

Piergiorgio Caldara davanti allo storico negozio in viale Papa Giovanni (De Pascale)

Bergamo, 15 gennaio 2016 - È uno degli ultimi giocattolai di Bergamo e i suoi giochi sono stati acquistati da almeno tre generazioni di (ex) bambini bergamaschi. Oggi genitori e anche nonni. Tanto che a Bergamo il suo cognome è sinonimo di giocattoli. Il prossimo 23 gennaio, il suo negozio di viale Papa Giovanni, aperto nel lontano 1952, chiuderà per sempre i battenti. Piergiorgio Caldara, 69 anni, figlio d’arte (fu il padre ad aprire il negozio in centro a Bergamo), dietro al bancone da cinquant’anni, ha ammainato bandiera bianca. La grande distribuzione, con la sua offerta a 360 gradi, e gli anni che pesano, lo hanno convinto ad abbassare la saracinesca. Ma non ha fatto in tempo a dare la notizia, che, come ricorda lo stesso commerciante, «siamo stati subissati da una marea di attestati di stima e di affetto, tanto che anche nostri ex clienti, un tempo bambini e oggi genitori a loro volta, stanno passando in questi giorni a salutarci. Non ce lo aspettavamo».

Dire Caldara a Bergamo significa dire giocattoli. «Perché un tempo di negozi di giocattoli in città ce n’erano davvero pochi. C’eravamo noi – ricorda –, Brigatti (oggi chiuso), e Beretta in via XX Settembre. C’è anche Caldara in via Borgo Palazzo,Piergiorgio Caldara davanti allo storico negozio in viale Papa Giovanni (De Pascale) mio cugino, figlio del fratello di mio padre che ha un negozio all’ingrosso. La passione per i giocattoli nasce da mio padre, classe 1907, laureato in economia e commercio, ma con una passione per gli affari. Aveva un negozio di casalinghi che poi convertì in giocattoli». Piergiorgio Caldara aveva imparato a scegliere di persona senza farsi guidare dalla pubblicità né da internet.

«Oggi i bambini si fanno guidare dalla pubblicità, dai cartoni e da internet: sanno già cosa vogliono – racconta Caldara –. Io volevo sempre vederli e tastarli dal vivo, i gioccattoli. Li andavo a scegliere direttamente nelle fiere internazionali. Sono stato 45 volte alla fiera di Norimberga, andavo anche in Cina, a Tokio, ad Hong Kong e compravo per conto di altri negozianti italiani». Solo per ricordarne una, Caldara è stato tra i primi commercianti bergamaschi a importare i robot in Italia, ai tempi di Goldrake per intenderci, alla fine degli anni Settanta. «C’è stato il periodo in cui furoreggiavano i soldatini – prosegue Caldara dalla sua postazione “privilegiata’’ in viale Papa Giovanni –. Poi è stata la volta dei robot e ancora dei trenini, che sono i giochi che piacciono di più sia ai papà sia ai bambini. E ancora è tornato il tempo delle automobiline e degli intramontabili giochi in scatola. Dalla latta alla plastica, passando per i giochi di legno che oggi segnano un ritorno». E poi c’è il capitolo Santa Lucia. «C’era talmente gente che dovevamo far defluire i clienti – dice Caldara –. Oggi invece i giocattoli si comprano tutto l’anno». La scelta di chiudere il negozio è stata dovuta anche ad un vuoto di continuità: «I miei figli hanno preso altre strade e io voglio dedicarmi ai miei passatempi».