Si sono dati appuntamento in largo Rezzara. Da lì, alle 18,40 ha mosso i passi la fiaccolata organizzata in memoria di Mamadi Tunkara, il 36enne di origine gambiana ucciso il 3 gennaio a coltellate nel passaggio Cividini, in via Tiraboschi, in centro città, a due passi dal Carrefour dove la vittima lavorava come addetto alla sicurezza. Il corteo, con centinaia di candele, ha percorso via XX Settembre, per giungere al luogo dell’omicidio, dove sono intervenuti la sindaca di Bergamo, Elena Carnevali, e i rappresentanti dell’associazione “Giovani gambiani” e tanta gente comune.
Presenti anche gli assessori Marzia Marchesi, Giacomo Angeloni, Sergio Gandi, Marcella Messina e Claudia Lenzini, con loro Don Ottolini, parroco delle Grazie, e Don Davide Rota del Patronato. Arrivati al passaggio Cividini, in lacrime la sindaca Carnevali ha detto: "La perdita di Mamadi è una ferita profonda per tutta la nostra comunità. Questa fiaccolata non è solo non solo un momento per elaborare il lutto, ma è anche un atto di condanna contro ogni forma di violenza e una potente richiesta di giustizia: questa è la Bergamo che vogliamo, una città che non cede alla paura, all’indifferenza ma che sceglie la via del rispetto, della giustizia e della speranza, senza distinzione di provenienza o appartenenza".
È poi intervenuto Foday Sillah, presidente dell’Associazione giovani gambiani: "Vogliamo esprimere profonda gratitudine alla cittadinanza bergamasca e ai tanti che hanno mostrato vicinanza in questo momento di grande dolore. La morte di Mamadi ha lasciato un grande vuoto, ma il sostegno e calore ricevuto ci ricorda che la nostra comunità non è sola".
F.D.