"Non sono stata io a far cadere Rossana"

Una giovane donna ucraina è accusata di omicidio di una anziana signora a Bergamo, ma nega responsabilità. Durante il processo ammette furti e ludopatia.

"Non sono stata io a far cadere Rossana"

Rossana Aber 77 anni vedova era residente in un condominio di via Einstein al quartiere cittadino di Colognola

"Per quanto riguarda i soldi (il riferimento è ai prelievi, uno di 800 euro e altri due di 600 euro), sono colpevole. Li ho presi senza il consenso della signora e utilizzando il bancomat a sua insaputa". I soldi, una ossessione, come quella per le slot. Avere denaro sempre da spendere alle macchinette in modo compulsivo. Ha rubato denaro al compagno di sua madre (4mila euro), al titolare del bar dove faceva le pulizie: 200, 300 euro. Ha litigato con il suo compagno. Questa ossessione per i soldi, un vizio, si chiama ludopatia. Ma quando i pm, Marchisio e Schininà, le fanno presente il secondo capo d’accusa, quello di omicidio, cui è chiamata a rispondere, Krystyna Mykhalchuk, 27 anni, ucraina, mamma di una bambina avuta dal suo compagno, un operaio romeno, afferma: "Io non ho fatto nulla. Non sono stata io, non è stata colpa mia: non ero li con lei". Udienza fiume in Corte d’assise (presidente Ingrascì, a latere la collega Nava). L’imputata (difesa dagli avvocati Pezzotta e Pelillo) nel corso del suo lungo esame ha ribadito più volte che non era nella camera da letto con Rossana Aber, 77 anni, vedova, residente in un condominio di via Einstein, al quartiere cittadino di Colognola. Per l’accusa l’imputata la fece cadere dalla finestra della camera della sua abitazione, al quarto piano. La vittima, che aveva scoperto gli ammanchi, quel giorno, 22 aprile 2022, era decisa a sporgere denuncia. Ne sarebbe nato un diverbio finito con la morte della 77enne. Omicidio avvenuto nel giro di pochi minuti dopo le 13, quando Rossana Aber era tornata dalla banca. La pensionata era seduta sul davanzale della finestra con le braccia libere protese verso la stanza. Leggermente inclinata a destra, come ha raccontato un testimone agli inquirenti.

"Quel giorno – spiega Mykhalchuk - ero in cucina, ho sentito un urlo, sono andata nella camera, mi sono affacciata alla finestra e ho visto sotto il corpo della signora. Ho detto a dei ragazzi di chiamare subito l’ambulanza". Domanda dell’accusa: "La finestra della camera da letto era già aperta?". L’ho aperta quando in casa c’era anche la signora", risponde l’imputata. Ma quando è rientrata dalla banca?, incalzano i pm. "Sarà stato mezzogiorno, forse l’una, ma sugli orari, come le hanno fatto notare, a volte ha detto di non ricordare. "Io non ho litigato con lei, non sono stata io mentre mi si fa passare per una assassina: sono sincera, le volevo bene. L’ho detto anche a sua figlia subito dopo. Non ho avuto il coraggio di avvicinarmi al corpo". Francesco Donadoni