Assolto per la seconda volta "perché il fatto non sussiste". Anche la Corte d’assise d’appello ieri ha scagionato Carlo Mosca, l’ex primario del Pronto soccorso di Montichiari accusato di avere soppresso con iniezioni letali due pazienti Covid durante la prima ondata pandemica del marzo 2020. Per i giudici di primo grado Mosca, per un anno rimasto agli arresti domiciliari e ora in forza al 118 di Brescia, era stato il bersaglio di una calunnia da parte di due infermieri per i quali fu disposta la trasmissione degli atti in Procura. Il processo si è aperto sulla scorta del ricorso del pm Federica Ceschi, che per il medico aveva chiesto 24 anni. In aula il pg Francesco Rombaldoni ha invocato una rinnovazione dibattimentale con una perizia sul farmaco Propofol rinvenuto (in esigua quantità) nel cervello di Angelo Paletti, uno dei pazienti deceduti. L’obiettivo era capire se davvero il medicinale fosse stato somministrato post mortem, come sostenuto dalla difesa convinta del complotto ai danni del medico, oppure se si fosse in presenza di un falso positivo. Per i difensori Elena Frigo e Michele Bontempi invece non serviva alcuna perizia. "Queste persone sono morte di cause naturali e a commettere un delitto non è stato certamente il dottor Mosca" aveva concluso Bontempi. "Adesso toccherà a loro subire un processo - ha dichiarato Mosca riferendosi agli infermieri che l’avrebbero calunniato - Per questa storia la mia carriera ha subito un forte rallentamento, ma non significa che non ci possa riprendere le soddisfazioni perse in questi due anni. L’importante è uscirne a testa alta".
Beatrice Raspa