“Bonomelli è morto per effetto dell’azione corale cui hanno scientemente preso parte tutti gli imputati. Tutti hanno visto la vittima in serio pericolo di vita, e ciò nonostante hanno deciso di agire, contribuendo alla realizzazione dell’azione criminosa e scapito della sopravvivenza dell’anziano”. È un passaggio delle motivazioni della sentenza per l’omicidio dell’imprenditore Angelo Bonomelli (nella foto), 80 anni, di Trescore Balneario, morto dopo essere stato narcotizzato con Rivotril messo nel caffè, rapinato dell’orologio e poi abbandonato in auto al freddo in un parcheggio di Entratico la sera del 7 novembre 2022, e ritrovato il giorno dopo.
Per la morte dell’imprenditore il 23 luglio la Corte d’Assise di Bergamo ha emesso la sentenza di primo grado. Condannati per omicidio volontario con dolo eventuale e rapina Matteo Gherardi e Omar Poretti a 26 anni, con successiva libertà vigilata per tre anni. Il padre di Matteo, Luigi Rodolfo Gherardi, e la fidanzata Jasmine Gervasoni sono invece stati condannati a 15 anni.
Matteo Gherardi “è l’ideatore del piano” e ha “diretto l’operato dei complici dando indicazioni, ha portato con sé il farmaco” (lo aveva fatto con altre persone per rapinarle) che ha consegnato a Poretti per versarlo nel caffè. Poretti ha intrattenuto l’anziano e messo il Rivotril nel caffè, ed “è stato fondamentale nella fase di trasporto di Bonomelli” insieme a Gherardi, con cui l’ha accompagnato in auto e con portato fino al parcheggio dove è stato rapinato e abbandonato. Anche il padre di Matteo Gherardi e la fidanzata “hanno aderito al progetto criminoso partecipando coscientemente a tutte le sue fasi e agevolandone la realizzazione – proseguono le motivazioni –. Hanno garantito la loro presenza e la loro disponibilità ad aiutare per tutto il tempo, supportando gli altri due compartecipi nel loro agire, nonché fornendo a Gherardi Matteo il forte supporto morale di cui aveva bisogno per portare a termine l’operazione delittuosa”.
Inoltre, portando l’80enne – a cui è stato somministrato il farmaco – in un luogo isolato “gli imputati hanno evitato che potesse essere soccorso da terzi, dando al farmaco sovradosato il tempo necessario per cagionare l’inevitabile decesso della vittima”. Nessuno degli imputati ha poi chiamato, neanche anonimamente, i soccorsi nonostante la percezione della gravità delle condizioni dell’anziano.