Bergamo - In aula, ieri per la prima udienza in Corte d’assise (presidente Giovanni Petillo, a latere la collega Garufi) del processo a carico di Hamadi El Makkaoui, 24 anni, di origini marocchine, "Luca" per gli amici, anche una suora che sta seguendo il percorso del giovane in carcere.
Il 24enne è reo confesso dell’omicidio dell’imprenditore Anselmo Campa, 56 anni, avvenuto lo scorso 19 aprile a Grumello nell’abitazione della vittima, ucciso a martellate. Rischia l’ergastolo. Pesa l’aggravante dei futili motivi e abietti. El Makkaoui era in aula, viso tirato, accanto a uno degli avvocati, Giorgio Conti e Robert Ranieli di Milano che nell’udienza preliminare del 15 febbraio avevano chiesto l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi invocata dal pm Maria Esposito per accedere al rito abbreviato, istanza respinta.
Processo che si prevede breve, al massimo 3 udienze. Verranno sentiti 4 testi, la figlia della vittima (ed ex fidanzata dell’imputato), la psicoterapeuta che la segue, e 2 consulenti tecnici, uno psichiatra e un psicologo sulla ludopatia dell’imputato. Anche il gioco, quindi il denaro, tra i motivi futili alla base dell’omicidio.
Secondo quanto è stato ricostruito, la situazione tra Hamadi e la vittima era precipitata per una Clio di proprietà di Campa, che acquistata l’aveva lasciata in uso a El Makkauoi, fidanzato con la figlia Federica. Una volta che i due giovani si erano allontanati, l’imprenditore chiese al 24enne di riavere la vettura, promessa in vendita a un amico del circolo Arci. Nella versione fornita da El Makkaoui, quell’auto gli era costata 6-7mila euro, pagati a rate: per questo motivo la sera del 19 aprile andò a casa di Campa, per riprendersi almeno 500 euro. Le cose, però, precipitarono in fretta: l’imputato prese un martello e colpì Campa. Ne seguì una colluttazione e lo colpì altre volte, 24 in tutto. Incastrato da video che lo ripresero in bici vicino a casa della vittima, crollò davanti ai carabinieri. F