Bergamo, 18 maggio 2017 - Altri test, ma per ora nessun riscontro. Sono circa 230 i campioni salivari raccolti tra le persone che hanno avuto contatti con Daniela Roveri, la 48enne contabile alla Icra di San Paolo d’Argon uccisa la sera del 20 dicembre con un fendente alla gola nell’androne del palazzo dove abitava, a Colognola, quartiere di Bergamo. Tra le persone sottoposte ai prelievi del Dna ci sono i vicini di casa, i frequentatori della palestra dove andava la vittima e i dipendenti della ditta dove lavorava. Ma nessun profilo genetico è risultato compatibile con quello che si suppone sia dell’assassino. Vale a dire il Dna rilevato su una guancia e su un dito della vittima, un reperto parziale nel quale è stato individuato il cromosoma Y, quello relativo alla linea paterna.
A distanza di cinque mesi dalla morte di Daniela Roveri, dunque, il delitto di Colognola resto avvolto nel mistero più fitto. Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Davide Palmieri e Fabrizio Gaverini, proseguono senza sosta e le piste battute restano molteplici. Accantonata quella passionale, c’è quella che l’omicidio possa essere stato compiuto per uno screzio tra vicini. Anche l’azienda dove lavorava la 48enne continua a essere uno degli ambienti tenuti d’occhio da chi indaga: Daniela si occupava di contabilità e non si esclude che il suo comportamento, descritto come inflessibile, possa aver messo in difficoltà qualcuno. Verifiche incrociate sono state fatte anche sui conti dell’azienda, risultati in regola. Francesco Donadoni