Bergamo, 14 aprile 2017 - Colpo di scena nell’inchiesta sul delitto di Daniela Roveri, la manager 48enne ammazzata il 20 dicembre scorso all’interno dell’androne del suo palazzo nel quartiere bergamasco di Colognola. I poliziotti della Scientifica hanno repertato sulla guancia e su un dito della vittima un dna che potrebbe essere quello dell’assassino in quanto le due tracce sono state rinvenute in punti compatibili con la dinamica dell’omicidio. La vittima era stata assalita alle spalle e uccisa con una coltellata alla gola. Nessuno aveva sentito urla o invocazioni di aiuto quindi, è il ragionamento degli investigatori, forse il killer le ha tappato la bocca con la mano.
Uno dei due punti dove gli esperti della Scientifica hanno rintracciato il materiale genetico non è distante dalla bocca e, secondo gli inquirenti, potrebbe dunque essere che quel dna appartenga alle dita dell’assassino. La seconda traccia, invece, è stata individuata su un dito e pure questa posizione avrebbe una sua logica. Gli investigatori sono quasi certi, infatti, che la manager durante l’aggressione ha cercato di reagire, come testimonia la ferita alla mano provocata probabilmente dal tentativo della donna di afferrare e bloccare il coltello prima che la lama la sgozzasse. In questo caso il materiale biologico potrebbe essersi depositato durante il contatto fra il dito della manager e la mano di chi la stava ammazzando. Le due tracce sono custodite nel gabinetto scientifico della polizia di Torino e sarebbero già state usate per effettuare centinaia di comparazioni che finora, però, non hanno prodotto la congruenza tra campioni.
Si tratta comunque di dna parziale, all’interno del quale è stato individuato il cromosoma Y relativo, spiegano i tecnici della polizia scientifica, alla linea paterna. Non è stato invece possibile estrapolare profili genetici dal materiale trovato sotto le unghie di Daniela Roveri. Così come non hanno fornito risultati le complesse analisi di laboratorio sul capello e sugli altri reperti piliferi che Daniela Roveri stringeva in una mano: erano infatti spezzati, privi di bulbo, l’unico elemento utile perestrarre il dna. Resta il giallo di un delitto all’apparenza privo di un movente. All’inizio i pm di Bergamo Fabrizio Gaverini e Davide Palmieri hanno seguito la pista passionale, ma si è capito immediatamente che la manager conduceva una vita molto riservata, in compagnia della madre, con la quale viveva nell’appartamento di Colognola. Poche amicizie. L’unico partner aveva un alibi di ferro la sera del delitto.
Gli inquirenti si sono poi concentrati sui vicini di casa della donna, alla ricerca di una persona che magari aveva perso la testa a causa di uno screzio. Ma anche questa pista non avrebbe dato risultati, nonostante siano stati interrogati e sottoposti a prelievo salivare, comparato con il prelievo genetico ignoto, oltre 200 inquilini del palazzo di via Keplero 11, dove Daniela Roveri abitava. È emerso che la donna aveva un impiego che le consentiva di avere un ottimo stipendio, da dirigente dell’ufficio contabilità alla Icra Italia di San Paolo d’Argon. non aveva figli da mantenere e per questo, insieme alla madre, si permetteva viaggi e vacanze. Insomma, aveva un tenore di vita molto alto. Negli ultimi tempi, però, come accertato dagli investigatori, il suo conto corrente aveva registrato delle uscite anomale. In pochi mesii risparmi erano scesi da più di centomila a ventimila euro. Gli investigatori stanno effettuando accertamenti in questa direzione, per capire il motivo di questa uscita di denaro, nell’ipotesi che la donna abbia prestato i soldi a qualcuno che ha poi ritenuto opportuno eliminare la creditrice con le proprie mani o assoldando un sicario.