Terno d’Isola (Bergamo), 30 agosto 2024 – Bruno Verzeni tiene in mano un foglio. Accanto a lui la moglie Maria Teresa Previtali e i figli Melody e Christopher. Percorrono il prato, si avvicinano al cancello della villetta, al numero 54 di via Adda, a Bottanuco, dove ci accalcano giornalisti, fotografi, operatori televisivi. “E' un comunicato, poi basta”, dice Bruno. La voce del padre di Sharon è commossa mentre legge quanto scritto, dopo la notizia del fermo del 31enne Moussa Sangare, che ha confessato l'omicidio della 33enne. E l'individuazione del killer, uno sconosciuto per la figlia, non è una sorpresa. Da sempre, i genitori di Sharon hanno sostenuto l'innocenza del fidanzato, che quella notte era rimasto a casa a dormire.
“A un mese dalla morte di nostra figlia la notizia di oggi ci solleva, anche perché spazza via tutte le speculazioni che sono state fatte sulla vita di Sharon e Sergio”, prosegue Verzeni. E aggiunge: “Vogliamo che l'assurda morte di Sharon non sia vana e provochi una maggiore sensibilità di tutti sul tema della sicurezza del nostro vivere. Ci affidiamo a Dio, per aiutare noi e Sergio a convivere con il nostro dolore e con il pensiero di quello che nostra figlia ha subito in questi momenti”.
Poi, con voce rotta dall'emozione Bruno Verzeni ringrazia “innanzitutto la Procura della Repubblica di Bergamo per la competenza e la tenacia che ha dimostrato. Inoltre un grazie ai nostri avvocati per i preziosi consigli e la loro vicinanza che ci hanno supportato in questo periodo. E grazie a coloro che hanno testimoniato e hanno permesso di arrivare ai risultati di oggi”. Non aggiunge altro. “Signor Verzeni – riesce a dire un giornalista - se l'aspettava?”. “Me l'aspettavo sì”, risponde Bruno, allontanandosi.