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Omicidio Sharon Verzeni: una nuova aggravante per Sangare, la minorata difesa della vittima. Cos’è

Il pm Emanuele Marchisio contesta al trentunenne reo confesso dell’assassinio di Terno d’Isola un’ulteriore elemento. Intanto è pronto ad avanzare la richiesta di giudizio immediato

Moussa Sangare e la vittima dell'omicidio, la 33enne Sharon Verzeni

Moussa Sangare e la vittima dell'omicidio, la 33enne Sharon Verzeni

Terno d’Isola, 13 gennaio 2025 – Si avvicina il processo per Moussa Sangare, il trentunenne di Siusio arrestato con l’accusa di aver ucciso la giovane barista Sharon Verzeni a Terno d’Isola, paese della provincia di Bergamo, nello scorso luglio. Il pm Emanuele Marchisio, infatti, è pronto ad avanzare la richiesta di giudizio immediato – rito da utilizzare quando le prove sono schiaccianti – nei confronti del giovane aspirante trapper, accusato di omicidio pluriaggravato.

Oltre che i futili motivi e la premeditazione, il magistrato che ha coordinato le indagini, contesta a Sangare l'aggravante della minorata difesa per l'orario notturno, il luogo che era deserto e le condizioni della vittima che stava ascoltando musica con le cuffiette, risultando quindi più vulnerabile a un'aggressione a sorpresa alle spalle come quella che ha subito. L'istanza sarà inoltrata al gip a breve.

L’omicidio

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Sharon Verzeni è stata accoltellata a morte la sera del 30 luglio, mentre faceva una passeggiata serale lungo le strade di Terno d’Isola, il paese dove risiedeva insieme al fidanzato Sergio Ruocco. Un delitto all’apparenza inspiegabile, con un vittima senza ombre nella vita e dal tran tran quotidiano del tutto ordinario. Un mese dopo, in seguito alle indagini dei carabinieri di Bergamo, è stato arrestato Moussa Sangare, nato in Italia da genitori maliani.

Il ragazzo, aspirante trapper (alcuni suoi video sono su YouTube e aveva collaborato con alcuni esponenti della scena italiana) la cui esistenza negli ultimi mesi aveva preso una piega tormentata, confessò di avere ucciso una persona a caso. Parlò di un raptus.

La procura, da parte sua, gli contesta anche la premeditazione. I pm sono convinti che Sangare quella notte uscì di casa con l’intenzione di uccidere qualcuno, dato che prima minacciò con il coltello due giovani in cui si era imbattuto. Non solo. Nella sua casa di Siusio è stata trovata una sagoma su cui si aprono numerose fenditure: su quel cartonato il trentunenne si era esercitato al lancio dei coltelli.