Omicidio Sharon Verzeni, il genetista del caso Yara: "Si sa già se le tracce di Dna sul corpo sono di un uomo o di una donna"

Giuseppe Novelli, docente dell’università di Tor Vergata: “Il confronto con altri profili genetici è infatti possibile solo se è stato fatto il profilo del Dna". In totale inviati 40 profili ai Ris

A sinistra Sharon Verzeni, uccisa con quattro coltellate nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d'Isola. Il genetista ed ex rettore dell'università di Roma Tor Vergata è sicuro: "Esiste già il profilo dna trovato sulla vittima"

Sharon Verzeni, uccisa con quattro coltellate nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d'Isola. Il genetista ed ex rettore dell'università di Tor Vergata è sicuro: "È già noto il profilo dna trovato sulla vittima"

Terno d’Isola (Bergamo), 18 agosto 2024 – Per Giuseppe Novelli non c’è dubbio e probabilmente è già noto se le tracce di Dna appartengano a un uomo o a una donna riscontrate sugli abiti e sui campioni prelevati durante l'autopsia sul corpo di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni uccisa nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d'Isola.

Il genetista dell’università di Roma Tor Vergata parla con le competenze di uno studioso del settore ma anche con l’esperienza di chi, tra le varie mansioni della sua carriera, ha coordinato la mappa del Dna di quello che allora era definito 'Ignoto 1' nel caso di Yara Gambirasio, nel 2014.

"Il confronto con altri profili genetici è infatti possibile solo se è stato fatto il profilo del Dna", continua Novelli – “Dal 2014 le tecniche si sono raffinate, ma i marcatori sono gli stessi. Anche se in 20 anni ne abbiamo scoperti molti altri, quelli utilizzati dalla medicina forense - osserva Novelli - devono essere in linea con quelli previsti dal modello standard, ossia con le analisi internazionalmente riconosciute ai fini dell'attribuzione di una traccia genetica a un campione di Dna".

Somiglianze e differenze tra il caso Sharon e quello di Yara

Ancora una volta il delitto di Sharon si intreccia sempre di più con quello di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 il cui corpo fu ritrovato nel campo di Chignolo d’Isola il 26 febbraio 2011. Non solo la vicinanza tra i luoghi (appena più di 7 km intercorrono tra i due paesi della bergamasca), non solo due omicidi di difficile risoluzione perché senza testimoni che abbiano visto o sentito dettagli cruciali: si tratta di due delitti in cui viene affidata gran parte della risoluzione alla prova del dna e che nel caso di Yara portò all’arresto di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in via definitiva, mentre nel caso di Sharon Verzeni potrebbe costituire la chiave di volta del giallo. 

Una differenza rispetto alla raccolta dei profili nel caso di Yara, è che allora erano stati condotti circa 22mila test, mentre nel caso di Sharon l'analisi è più mirata. "Nel caso di Yara la situazione era molto difficile perché il colpevole avrebbe potuto essere una persona di passaggio. Analisi di questo tipo - osserva Novelli - partono dal confronto con il profilo dei familiari, poi si calcola quanto il profilo individuale dedotto del Dna trovato sulla vittima sia frequente a livello di popolazione e poi ci avvicina progressivamente".

In totale sono 40 i campioni inviati 

Sono circa 40, per il momento, i campioni di Dna prelevati dagli inquirenti che indagano sull'omicidio di Sharon e si tratta di profili genetici di familiari, abitanti della zona e anche dei soccorritori: questo anche per consentire un'attività eventuale di esclusione di tracce di Dna che non si rivelassero di importanza per le indagini, come per esempio appunto quelli di chi è intervenuto per soccorrerla.

Tutti i campioni vengono analizzati dai carabinieri del Ris con le tracce che potrebbero essere riscontrate sugli indumenti della donna, sui campioni che sono stati prelevati durante l'autopsia e anche su alcuni coltelli recuperati nella prima fase delle indagini.