Pontirolo Nuovo (Bergamo) – La svolta nella notte, dopo un lungo interrogatorio, quando ormai si stavano delineando tutti i contorni dell’omicidio avvenuto sabato pomeriggio a Pontirolo Nuovo, nella Bassa Bergamasca. Ogni tassello si incastrava nella sua casella. Ed ecco il fermo: è lo zio del ragazzo al centro della disputa tra le due famiglie di origini calabresi a fare da sfondo alla lite degenerata e finita nel sangue. A premere il grilletto di una calibro 22, secondo gli inquirenti, è stato Rocco Modaffari, 58 anni, zio del fidanzato della figlia di Roberto Guerrisi, 42 anni, operaio alla Tenaris, residente a Boltiere, raggiunto al volto da un colpo di pistola.
Decisive per la soluzione, le telecamere. Modaffari, assistito dall’avvocato d’ufficio Michele Cesari, vive nella zona di Boltiere. È il fratello della madre del ragazzo coinvolto nella disputa tra famiglie al centro del delitto, è incensurato e accusato di omicidio volontario. Si trova ora nel carcere di Bergamo. I carabinieri della Compagnia di Treviglio e i colleghi del Nucleo investigativo di Bergamo, coordinati dal pm Giampiero Golluccio, sono risaliti a lui grazie alle immagini dell’impianto di videosorveglianza che si trova nel punto dell’omicidio, e che ha ripreso tutto.
Immagini risultate decisive. Due parenti del fermato sono indagati per favoreggiamento personale. L’arma, che era regolarmente detenuta, ancora non è stata trovata. Il giorno dopo, i parenti di Guerrisi raccontano che la figlia ventenne (la vittima aveva tre figlie) aveva denunciato il compagno la sera prima dell’omicidio per delle botte ricevute. La ragazza avrebbe riferito ai genitori che mentre si trovava a casa del fidanzato era stata presa a calci, pugni e insulti, tanto che erano dovuti intervenire i carabinieri chiamati dai vicini e la ventenne si era fatta refertare al Pronto soccorso. Ecco perché Guerrisi sabato era andato a chiedere conto ai familiari del giovane.
Guerrisi si è presentato alla Db Car di Pontirolo Nuovo, in via Bergamo, azienda dell’altra famiglia (che vende e noleggia auto) per chiarimenti. La prima volta, si è presentato solo, al mattino, e l’incontro è finito con un diverbio. Ci è tornato nel pomeriggio, accompagnato da un gruppo di parenti (tra cui un fratello), trovando il cancello della ditta chiuso. Dal capannone sono usciti alcuni membri dell’altra famiglia, a separarli il grosso cancello in ferro. Una discussione animata, finché a un certo punto spunta una mano che impugna una pistola. Le immagini hanno ripreso il fermato sparare a Guerrisi con una pistola attraverso il cancello. La vittima, colpita al volto, si trascina per qualche metro in strada, lascia lungo il cammino una scia di sangue. Si accascia a terra vicino alla pensilina del bus all’incrocio con via Fornasotto: quando arrivano i soccorsi per il 42enne non c’è più niente da fare. Tra testimoni e persone al corrente dei fatti sono state molti quelli ascoltati nella caserma dei carabinieri della Compagnia di Treviglio fino a tarda notte quando arriva il fermo. "Era dedito alla moglie e alle sue tre figlie – ricordano i parenti di Guerrisi – lavorava per loro, parlava alle figlie del giorno del loro matrimonio. Se uno che vuole così bene alle sue figlie, viene a sapere che una di loro ha denunciato il fidanzato, è normale che il padre chieda chiarimenti”.