Bergamo, 27 ottobre 2018 - Opere d'arte di Fontana, Pomodoro, Brueghel e Arcimboldi. Ma anche Canaletto, Modigliani, Burri, Baschenis, e una delle versioni del Bacio di Hayez, icona del Risorgimento italiano. Un vero e proprio museo composto da 77 dipinti per un valore di oltre 25 milioni di euro finito sotto sequestro. È il secondo “colpo” della procura di Bergamo su una finta voluntary disclosur — indagini inedite finora anche a livello nazionale — che ha portato ai domiciliari un ricco mercante d’arte con residenza in città.
Si tratta di Gianfranco Cerea, 57 anni, con abitazione in via Pier Lugi Todeschini. È difeso dagli avvocati Enrico Mastropietro, di Bergamo, e dal collega Raffaele Cesare Bergaglio, di Milano. Secondo l’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Bergamo, coordinata dal procuratore Walter Mapelli e dal pm Emanuele Marchisio, Cerea, quando si è accorto che le fiamme gialle lo stavano «sgamando», per deviare gli investigatori aveva dichiarato di essere un collezionista, escamotage per pagare meno tasse al fisco. In realtà, come è emerso dall’indagine, il 57enne era un commerciante di opere d’arte in Italia e all’estero. Ricopriva ruoli di primo piano in un numero importante di società, 12 in Italia e 7 all’estero, tra cui la Trust Fine Art. S.A, con sede in Svizzera. Dal 2010 al 2013 ha acquistato quadri nell’ordine di centinaia all’anno.
I sospetti degli uomini delle fiamme gialle sono nati nel momento in cui, a seguito di una verifica fiscale effettuata nell’ottobre del 2015, il mercante d’arte per regolare il suo patrimonio aveva deciso di ricorrere alla voluntary. Che è la procedura che lo Stato ha concesso, per un periodo, a chi si è macchiato di determinati reati fiscali: attraverso il pagamento di una sanzione inferiore a quella normalmente prevista, il contribuente si sistema con il fisco. Attraverso intercettazioni, accertamenti bancari e testimonianze, gli inquirenti hanno accertato che in questo caso non esistevano i presupposti per la voluntary, anche per via delle false attestazioni presentate dal commerciante d’arte. L’indagato deve anche rispondere di auto riciclaggio per aver ceduto a una sua cliente, la cui posizione è al vaglio, opere per 11 milioni di euro attraverso operazioni societarie, secondo l’accusa, mirate a ostacolare l’identificazione e la provenienza dei beni. Su disposizione del gip Massimiliano Magliacani, è stato eseguito, ai fini cautelari, il sequestro diretto dei beni oggetto di rimpatrio. Si tratta di 77 dipinti di Hayez, Brueghel, Vanvitelli, Manzoni, Fontana e Boldini. Oltre al sequestro per equivalente di beni e conti correnti per 11 milioni. Sono state bloccate altre 200 opere. L’avvocato Mastropietro ha presentato ricorso al Riesame a Brescia sulle misure domiciliari e sul sequestro delle opere.