Bergamo – Era il papà, non una persona ostile ma una figura importante, protettiva che abusava di lei, sua figlia minore. Da quando? Dall’indagine, da quando aveva sei anni fino ai dodici. Bruttissima storia che verrà giudicata il 23 maggio davanti al gup Lucia Graziosi. L’imputato, tramite il suo difensore, ha tentato la via del patteggiamento.
Un passo indietro. I genitori della bambina si separano quando lei ha cinque anni. Di comune accordo decidono che per due giorni la settimana la figlia vada a casa del papà, trascorra del tempo anche con lui. Non ci sono nell’aria presagi di quello che capiterà una volta messo piede in quella quattro mura. Succedono fatti gravi, quel papà, punto di riferimento, si trasforma in altro. Inizia ad allungare le mani sulla figlia che ora ha sei anni, toccamenti, palpeggiamenti nelle intimità. Questa promiscuità è avvenuta anche quando la vittima in una circostanza ha invitato a casa sua una amichetta. Anche con lei è successa la stessa cosa. Il papà di quest’ultima, dopo quell’episodio, ha vietato in modo categorico che la figlia frequentasse quella casa.
Passano gli anni, la vittima ha dodici anni. È turbata, a scuola non mostra attenzione, appare svagata, svogliata, con la testa altrove. Pare evidente che qualcosa la disturba. E infatti verso dicembre scorso la dodicenne decide di aprirsi al fratello ventenne e inizia il suo racconto dell’orrore. Nel frattempo la mamma ha conosciuto un’altra persona, si è rifatta una vita. Il fratello raccoglie la testimonianza della sorellina e ne parla con la mamma.
Si decide di procedere affidandosi ad un avvocato. Il pm Schininà apre un fascicolo per violenza sessuale. L’indagine è veloce, non c’è tempo da perdere. La ragazzina viene sentita, racconta, ma secondo gli inquirenti c’è altro che non riesce dire. Il papà viene messo alle strette, lui fa delle prime ammissioni, avverte la paura. Soprattutto quando gli inquirenti decidono di fare degli accertamenti anche sul suo computer personale. Nasconde qualcosa di proibito? Pruderie? Il sostituto decide a quel punto per l’incidente probatorio. E la ragazzina si sfoga, è un fiume in piena. Lei, il fratello e la mamma si sono costituiti parte civile. Tutti e tre sono segnati da questa brutta storia. Soprattutto la dodicenne che si porta addosso quelle ‘cicatrici’ interiori, che lo psicologo che la cura forse potrà rimarginare.