Omicidio Yara Gambirasio, archiviato il procedimento sulla pm Letizia Ruggeri

Era indagata per frode processuale a Venezia dopo una denuncia di Massimo Bossetti in merito alla conservazione di 54 campioni di Dna

Il pm Letizia Ruggeri all'esterno del tribunale di Bergamo

Il pm Letizia Ruggeri all'esterno del tribunale di Bergamo

Bergamo, 18 settembre 2024 – È stato archiviato il procedimento che vedeva indagata per frode processuale la pm del caso Yara, Letizia Ruggeri, a Venezia.

Il procedimento nasceva da una denuncia di Massimo Bossetti contro un giudice e una cancelleria della Corte d'assise di Bergamo in ordine ai reperti del processo che portarono alla condanna del muratore all'ergastolo per l'omicidio della tredicenne scomparsa il 26 novembre del 2010 e trovata morta tre mesi dopo. Il gip di Venezia di fronte a una richiesta di archiviazione aveva disposto l'iscrizione nel registro degli indagati del pm. I legali di Bossetti si erano opposti all'archiviazione che invece il gip di Venezia ha disposto. 

Al centro del procedimento archiviato c'era la conservazione dei 54 campioni di Dna, prelevati dagli abiti di Yara e contenenti la traccia mista di vittima e assassino, spostati dal frigo dell'ospedale San Raffaele di Milano all'ufficio "Corpi di reato” del tribunale di Bergamo. Secondo l'ipotesi della difesa di Bossetti, il cambio di destinazione avrebbe interrotto la catena del freddo alterando il materiale biologico e la possibilità' di nuove analisi.

Un'operazione, questa è sempre la tesi rigettata dal gip veneziano Alberto Scaramuzza, che sarebbe stata ordinata dalla pm Letizia Ruggeri eludendo l'allarme dei carabinieri sul rischio di deterioramento dei campioni di Dna e rendendo complicata la possibilità' di un processo di revisione. "Ho fatto curare con le massime cautele le 54 provette fino al passaggio in giudicato della sentenza. Nelle provette non c’è più niente che possa essere analizzato" si era difesa la pm accusata di frode processuale e depistaggio.

Secondo la sentenza definitiva della Cassazione, la ginnasta tredicenne, sparita dopo essere andata in palestra il 26 novembre 2010, venne uccisa da Massimo Bossetti. Il suo corpo senza vita fu ritrovato il 26 febbraio 2011. La decisione del gip arriva dopo la richiesta di archiviazione della Procura di Venezia alla quale si era opposta la difesa di Bossetti.

Per il gip di Venezia Alberto Scaramuzza la decisione della pm di Bergamo Letizia Ruggeri di spostare dal frigorifero dell'ospedale milanese San Raffaele all'ufficio Corpo di reati del tribunale di Bergamo le 54 provette contenenti Dna (decisione su cui verteva la denuncia) “non è affatto un comportamento illegittimo o anomalo o deviante tale da far dedurre che fosse stato mosso da finalità diverse e illecite”. Il giudice, archiviando la posizione del pm nel provvedimento cita anche le dichiarazioni spontanee rese da Letizia Ruggeri al pm di Venezia il 13 febbraio 2023 da cui si evince che il magistrato bergamasco «si era formata il preciso convincimento, più volte ribadito, che le eventuali nuove analisi sul Dna mitocondriale non avrebbero comunque potuto mettere in discussione l'individuazione certa del Bossetti avvenuta sulla base del Dna nucleare”. Un convincimento formato “sulla base delle sentenze di merito di primo e secondo grado, confermate dalla Cassazione”. Per il giudice gli esiti delle analisi effettuate in fase di indagini sulla base del Dna nucleare, “potevano legittimare l'indagata a formarsi il pieno convincimento dell'indiscutibilità della prova raggiunta” e che “l'esito raggiunto dagli accertamenti tecnici in fase di indagini preliminari sulla base del Dna nucleare non potesse essere comunque messo in discussione da ulteriori analisi sul Dna mitocondriale",

Per i legali di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini l'archiviazione della posizione del pm Ruggeri “non fa venir meno il fatto storico” della destinazione dei reperti a un luogo non refrigerato dal momento che l'archiviazione esclude il dolo ma conferma quanto accaduto. Il provvedimento dei giudice veneziano quindi non influirebbe su un'eventuale richiesta di revisione della sentenza di condanna che il muratore bergamasco potrebbe presentare.