REDAZIONE BERGAMO

Preghiera e digiuno per la pace uniscono sei diverse religioni

Preghiera e digiuno per la pace uniscono sei diverse religioni

"Insieme per denunciare guerre, violenze, aggressioni di qualunque tipo e per gridare, anche con il silenzio, che ogni vita umana è sacra". Così Younes El Sharkawy, a nome del Patto bresciano di fraternità religiosa, ha espresso il pensiero dei rappresentanti delle diverse confessioni che ieri si sono ritrovate nel chiostro del convento di San Francesco, raccogliendo l’appello di Papa Francesco a osservare preghiera e digiuno perché si giunga a un cessate il fuoco in Medio Oriente. Tante le persone che hanno ascoltato le preghiere recitate, in ordine, dai rappresentanti della religione sikh Gurpreet Singh, della religione indù Shatri Ji, della religione cristiana ortodossa padre George Tinin, della religione cristiana cattolica vescovo Pierantonio Tremolada, e della religione islamica Amem Al Hazmi.

"Il nostro stile di vita sia shalom, pace, salam", l’appello di monsignor Tremolada. L’assenza di esponenti della religione ebraica era scontata, perché in città e provincia non c’è una vera e propria comunità, tanto che i pochi ebrei presenti fanno riferimento alla sinagoga di Mantova. "Non avrebbe avuto senso invitare qualcuno da fuori – spiega don Roberto Ferranti, direttore Ufficio per il dialogo interreligioso della Diocesi di Brescia – Qui abbiamo costruito questo dialogo partendo dall’abitare, da credenti, una città. Questa è la forza che permette al nostro territorio di generare momenti come questo". Il sindaco Laura Castelletti, in occasione della presentazione del Festival della pace, ha rivendicato la scelta di apporre sulla Loggia la bandiera colorata: "La nostra città ha superato ferite profonde, grazie alla memoria, all’ascolto, all’educazione alla pace: un concetto universale, non può esserci punto fermo se non sotto di esso".

F.P.