Bergamo, 4 settembre 2024 – Sarà dedicato a Sharon Verzeni, ma anche alle donne della famiglia dell'assassino che avevano denunciato le violenze e minacce subite dall'uomo, il presidio permanente, a cadenza mensile, di piazza che la Rete bergamasca contro la violenza di genere promuove per domenica 8 settembre a Bergamo.
“La violenza di genere non conosce pause: per questo anche con il rientro ai ritmi quotidiani di lavoro e scuola è fondamentale continuare a esserci” – affermano le attiviste in una nota. Oggi, quindi, la 'Rete bergamasca contro la violenza di genere' rinnova ancora la chiamata alla mobilitazione permanente invitando a partecipare al presidio in piazza di ogni giorno 8.
"Quello di Sharon? È un femminicidio”
“Un mese fa, la piazza si è riunita a pochi giorni dall’uccisione di Sharon Verzeni – ricorda la Rete bergamasca contro la violenza di genere -. Rinnovando la nostra forte vicinanza alla sua famiglia in particolare, ma anche alla comunità tutt’ora sgomenta e impaurita in cui il delitto è avvenuto, prendiamo tristemente atto del fatto che anche il suo è stato, a tutti gli effetti, un femminicidio: l’uccisione di una donna in quanto donna. Sharon è stata uccisa da uno sconosciuto, ma quello sconosciuto l’ha uccisa perché era una donna: non avrebbe fatto lo stesso contro un uomo. Ha scelto lei, e non altre persone incontrate quella sera, perché in quanto donna l’ha ritenuta debole. Questa debolezza non è una questione fisica: è una debolezza che nasce dall’insicurezza, dal fatto che oggi per una donna, così come per tutte le identità e i corpi “non conformi”, non è sicuro camminare per strada, soprattutto la notte”.
Le strumentalizzazioni? Ulteriore violenza contro Verzeni
“Ciò che sappiamo oggi di quanto avvenuto ci indica, tuttavia, che il cambiamento non avverrà con svolte securitarie, né abbandonandosi a intollerabili derive razziste e a strumentalizzazioni – che rifiutiamo, e che rappresentano una ulteriore violenza contro Sharon Verzeni – è la voce delle attiviste -. Come sempre diciamo, violenza e femminicidi non hanno né nazionalità né alcuna giustificazione: sono, semplicemente, atti maschili. Atti che si possono e si devono evitare: ascoltando le denunce, rispondendo alle richieste di aiuto, ponendo la dovuta attenzione quando le persone manifestano inclinazione a comportamenti violenti per fermarle e – come si dice – prenderle in carico. Lo abbiamo affermato nel presidio dell’8 aprile scorso a Cologno al Serio, avvenuto dopo il femminicidio di Joy Omoragbon, e lo riaffermiamo oggi: la società ha il dovere di farsi carico del problema, forze dell’ordine e servizi specialistici, in primo luogo, devono riconoscerlo e agire. “Buttare in galera e gettare via la chiave” non cambia le cose. Ciò che cambia le cose è la prevenzione: quando si sa che una persona potrebbe agire violenza, addirittura uccidere, non è tollerabile che la violenza si verifichi e che un’altra donna perda la vita”.
Le donne coraggiose della famiglia dell’assassino
“L’assassino di Sharon era stato denunciato dalle donne della sua stessa famiglia, in quanto soggetto violento – sottolinea la Rete bergamasca contro la violenza di genere -. E anche a queste donne coraggiose vogliamo esprimere la nostra vicinanza. Dobbiamo riflettere, lavorare per cambiare l’approccio della comunità e delle istituzioni, lavorare sulla parte maschile della nostra società. Pretendiamo che le istituzioni – dai Ministeri alla Regione ai Comuni – investano sulla formazione di bambini, giovani e adulti, e che si aumentino i finanziamenti ai servizi che, con una presa in carico, possono aiutare la prevenzione. Non è possibile continuare a coltivare un modello virile dominante che non lascia spazio all’emotività e si afferma con la forza; non è possibile tollerare che ancora oggi il maschile esprima tanta violenza, e questa violenza continui a fare vittime”.
Violenza contro le donne a Bergamo: i numeri
In occasione del presidio, spiegano le organizzatrici della Rete bergamasca contro la violenza di genere, come sempre ci saranno in Largo Rezzara le sagome fucsia a forma di donna, che ogni mese trasformano la piazza in una scenografia: ogni sagoma rappresenta un mese dell'anno e porta i nomi delle vittime di femminicidio. I nomi delle donne uccise dall'inizio dell'anno in Italia sulle 9 sagome (essendo settembre), aggiungono, sono già 66 (tra cui alcuni casi in fase di accertamento). Le nuove chiamate ai Centri antiviolenza di Bergamo e provincia, dall'inizio del 2024, sono invece più di 830: solo nel mese di agosto sono state 77. Le cifre danno l'idea di quanto il fenomeno sia diffuso, e ad esse si aggiungono i casi che già vengono seguiti dai Centri antiviolenza e le chiamate e/o rilevazioni a carico di ospedali, forze dell'ordine, sportelli di ascolto.
“A fronte di questi numeri sempre, tristemente, in aumento, la nostra piazza, nata per gridare “mai più” violenza e femminicidi, è oggi più che mai unita, nel dolore, nello sgomento, nella rabbia ma anche nella consapevolezza di essere nel giusto: abbiamo ragione e continueremo ogni 8 del mese a esserci, per dire basta, e per dire alle persone che subiscono violenza che siamo con loro. Continueremo anche a essere una piazza che abbraccia, spazio e momento di incontro per le famiglie delle vittime di femminicidio e luogo di unione tra chi resta e ha perso le persone amate, perché è anche grazie al coraggio e alla tenacia di tante e tanti famigliari di donne che sono state uccise se anche a Bergamo e nel suo territorio oggi c’è più consapevolezza”.
Presidio contro la violenza a Bergamo, quando e dove
Il presidio permanente, che si svolge il gioro 8 di ogni mese, è per domenica 8 settembre dalle 18.30, in Largo Rezzara (adiacente a Piazza Pontida) a Bergamo. “La violenza va fermata, ci sono tante azioni che si possono intraprendere e noi oggi, ancora una volta, chiediamo che tutto ciò che va fatto si faccia subito – rimarcano le attiviste -. Tutti i mesi la Rete organizza un presidio in piazza: non ci fermiamo mai. Denunciamo, sensibilizziamo, gridiamo "mai più femminicidi" ma anche "non sei sola, sorella noi ti crediamo". La Rete è ora anche sui social: su Instagram @retebergamasca, su Facebook "Rete bergamasca contro la violenza di genere". Siamo raggiungibili anche via e-mail a stopfemminicidibg@gmail.com.