Bergamo, 25 febbraio 2025 – A distanza di sette mesi dal delitto che per un mese tenne con il fiato sospeso Terno d’Isola e tutta la Lombardia, ha preso il via oggi il processo a Bergamo per l’omicidio di Sharon Verzeni, massacrata a coltellate nella notte tra il 29 e il 30 luglio. In tribunale, alla Corte di Assise, per la prima udienza sono presenti il padre, la madre, la sorella e il compagno della vittima, Sergio Ruocco.
Moussa Sangare: “Sono innocente”
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È presente anche l’imputato reo confesso, Moussa Sangare, 30 anni. È accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Capelli corti, barba e occhiali, quando è entrato nella gabbia trasparente blindata, si è seduto senza incrociare lo sguardo dei famigliari di Sharon che sono parsi impassibili, cercando di trattenere il loro dolore. Sangare si è poi seduto accanto al suo avvocato. E quando i giudici gli hanno chiesto se volesse dire qualcosa ha gesticolato, borbottando: "Sono innocente", prima che la Corte d'Assise si ritirasse per decidere se accogliere la richiesta di perizia psichiatrica formulata dal suo legale.
I Giudici accolgono la richiesta di perizia
Su questo punto, è arrivata la doccia fredda per la famiglia di Sharon e per il pm: i giudici della Corte d'Assise di Bergamo hanno accolto le richieste di perizie psichiatriche per Moussa Sangare, l'uomo reo confesso dell'omicidio di Sharon Verzeni. L’11 marzo sarà nominato un perito per valutare sia la capacità di stare in giudizio di Sangare sia la sua capacità di intendere e di volere al momento dell'omicidio di Sharon Verzeni.
La reazione dei familiari
I famigliari della vittima sono rimasti "sorpresi" per la decisione della Corte. Questa la dichiarazione del papà Bruno Verzeni: “Siamo stati un po’ sorpresi dalla decisione della corte sulla ammissibilità per la capacità processuale. Confidiamo lo stesso nella corte e speriamo di ottenere almeno giustizia”. Poco dopo, pressato dai cronisti, ha aggiunto: “Siamo un po’ esterrefatti del fatto che vogliano la perizia, soprattutto quella relativa alla capacità di essere di essere in giudizio. Questa cosa ci ha stupito, confidiamo nella giustizia e di ottenere un giudizio sincero e sicuro”.
La richiesta di perizia psichiatrica
L’avvocato di Sangare, Giacomo Maj aveva giustificato la richiesta di perizia psichiatrica sulla capacità di stare in giudizio, quindi di essere processato, "innanzitutto sulla base della produzione documentale che ho depositato dalla quale si evincono le problematiche di natura psichiatrica".
Documenti che, riferisce, sono relativi alle visite a cui è stato sottoposto sia al momento dell'arresto a Bergamo e poi a San Vittore, dove è stato trasferito oltre che a "eventi avvenuti in quest'ultimo carcere" e alla relazione dell'assistente sociale che lo aveva preso in carico prima del delitto. "Si evince chiaramente - questa la tesi del legale - che Sangare da diverso tempo, e in particolare da quando è tornato da un viaggio negli Stati Uniti, ha cominciato ad avere atteggiamenti non consoni, del tutto distaccati dalla realtà". Maj ha poi affermato che la sorella di Sangare "mostrò all'assistente sociale un video in cui il fratello parlava coi defunti mentre la madre svolgeva mansioni domestiche". "A tutto questo - è l'ultimo passaggio del suo intervento - va aggiunto che anche questa difesa ha avuto problemi a rapportarsi con lui e a instaurare un dialogo".
Il pm: “No alla perizia”
Il pm Emanule Marchisio ha chiesto ai giudici di respingere la richiesta di perizia psichiatrica su Moussa Sangare per stabilire la sua imputabilità, mentre si è rimesso alla valutazione della Corte sulla sua capacità di intendere e di volere, pur sottolineando che sarebbe un "salto logico" dedurla da quelle che ha definito "stranezze" nel comportamento dell'imputato quando uccise Sharon Verzeni. Il Pm ha sottolineato come dopo il delitto Sangare si sia comportato "con una certa intelligenza": "È scappato, ha cambiato la bicicletta, si è tagliato i capelli". Ritenerlo incapace di stare in giudizio è una "forzatura logica", ha aggiunto. Per quanto riguarda la capacità di intendere e di volere al momento dell'omicidio il pm ha spiegato che si tratta invece più di "apatia morale", ma si è affidato al giudizio della Corte.
Il legale di parte civile, Luigi Scudieri, che rappresenta i familiari della vittima, ha chiesto di rigettare la perizia sia sotto il profilo della capacità di stare in giudizio sia sotto quello della capacità di intendere e di volere al momento del fatto.