REDAZIONE BERGAMO

Carte false per fuggire dalla guerra: fermata e condannata mamma siriana

Madre di cinque figli, voleva raggiungere la Svezia partendo da Orio

L'aeroporto di Orio al Serio (Depascale)

Bergamo, 23 giugno 2015 -  È uno dei molti profughi che affrontano un viaggio infernale per sfuggire alla violenze e alla guerra che affliggono il loro paese. E’ la storia di Lina Rihawi, 40 anni, donna fuggita dalla Siria con una carta d’identità greca contraffatta, acquistata su una bancarella improvvisata per le strade del suo paese d’origine, il cui viaggio si è interrotto all’aeroporto di Orio al Serio, dove la donna è stata arrestata, come prevede il nuovo decreto anti terrorismo in vigore dallo scorso 21 aprile: le manette scattano obbligatoriamente quando un passeggero viene trovato con un documento falso.Per questo motivo  la 40enne, al termine del processo per direttissima, è stata condannata dal giudice Lucia Graziosi a 10 mesi e 20 giorni di reclusione. Quando gli agenti della Polaria l’hanno bloccata, appena sbarcata allo scalo bergamasco, era in procinto di imbarcarsi su un volo Ryanair diretto in Svezia, meta ambita dagli immigrati in quanto lì ci sono migliori condizioni di aiuto per coloro che chiedono asilo politico. E lei fuggiva dalla guerra che insanguina la Siria. Al giudice ha raccontato di essere sposata e mamma di cinque figli.  "Uno di 3 anni è stato ucciso – ha dichiarato in aula -  Mi hanno fatto esplodere la casa, volevo scappare per chiedere asilo politico. Non avevo da mangiare. Ho venduto i miei gioielli. Trovare i documenti non è stato difficile: li vendono per strada". Quello di Lina Rihawi è il secondo caso di un immigrato arrestato all’aeroporto di Orio al Serio con documenti falsi che racconta di essere fuggito dalla guerra. Agli inizi di maggio era successo a Bilal Duwwah, 22 anni, palestinese scappato da un campo profughi siriano “attaccato dal gruppo Jabhat Alnusra di Al Qaeda”. Il padre era malato e aveva subìto un trapianto, la madre era finita in ospedale, la sorella di 16 anni era stata uccisa dai terroristi. Il giudice Donatella Nava l’aveva assolto per aver agito in stato di necessità: "E’ stato costretto dalla necessità di salvare sè e i suoi familiari dal pericolo e non si può escludere che si sia procurato il documento falso anche per gravi motivi di sicurezza". Per Lina Rihawi, invece, ieri il giudice ha deciso diversamente.