
Moussa Sangare; a destra, il sopralluogo dei carabinieri del Ris nella sua abitazione di Siusio
Dopo l’arresto di Sangare, i carabinieri hanno perquisito casa sua e hanno trovato diversi indizi di colpevolezza. La biciletta mountain bike era stata in parte smontata e modificata per renderla difficilmente riconoscibile. E poi hanno trovato una specie di manichino realizzato con un cartone e un cuscino su cui era stata disegnata una faccia umana che aveva diversi squarci, come se fosse stato colpito da coltellate. L’indagato non solo dirà che lo aveva usato per “giocare” al tiro al coltello, ma di averlo colpito con dei fendenti.
Non sarà l’unica “prova” che farà. La notte dell’omicidio, Sangare confessa di aver “sgozzato” una statua poco prima di uccidere Sharon a coltellate. “C’è una statuetta lì a Terno (…) e niente ho visto la statua, ho tirato fuori il coltello, sono andato lì sulla statua e gli ho fatto una cosa così (mima il gesto di sgozzare). È complicato da spiegare il motivo, magari era una prova”.