Bergamo, 7 novembre 2020 - Siamo sul Sentierone, la via dello struscio. C’è curiosità per questo nuovo lockdown. La prima domanda è legittima: come si comporterà la gente, nonostante le raccomandazioni di restare tappati in casa? Per rispondere bisogna tastare di persona. Il viaggio nella zona del centro inizia dal caffè storico, il Balzer. È aperto, può entrare una persona sola, ma il caffè si beve fuori, in piedi o seduti sulle panchine. Optiamo per questa soluzione. Intanto ci guardiamo attorno. La prima riflessione: la città appare vuota, ma c’è gente in giro. Insomma non è il deserto. Del resto alcuni negozi sono aperti. Camminando, però, non si può fare a meno di tornare con la mente alla prima serrata da marzo a maggio.
Ma se allora le vie del centro erano deserte, ora la situazione è diversa. Le nuove regole non impongono un blocco totale. È ancora permesso uscire per andare al lavoro, dal parrucchiere o al bar. Persino andare al mercato. Pochi i controlli da parte delle forze dell’ordine: almeno nel primo giorno. I commercianti cercano di reagire a queste serrate. Ristoranti e bar adottano la soluzione del menu d’asporto e la consegna a domicilio. "Abbiamo perso tanti clienti. Ora facciamo solo delivery e siamo in perdita", racconta il proprietario di una pizzeria. Anche le librerie sono aperte. Resistono perché sono spinti "da una grande voglia di ricominciare, cercando di adattarci alle contingenze", confida il titolare di una libreria del centro.
«La situazione non è bella, forse chiuderemo", spiega amaramente un panettiere. Ci sono locali storici in via XX Settembre che faticano, ma provano ad andare avanti. "L’asporto non è sufficiente. Speriamo di riprendere presto". I bus girano praticamente vuoti. Non ci sono gli studenti, a casa a fare lezione a distanza. Una fotografia già vista nei mesi scorsi e che purtroppo è tornata d’attualità.