FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Donna accoltellata dal marito, il passante eroe: “Lui affondava il coltello e lei perdeva sangue. L’ho fermato con un calcio”

Il racconto dell’artigiano di Pedrengo intervenuto per bloccare lo stalker: “Lei si difendeva, lui affondava il coltello. Non sapevo fosse sua moglie. Il mio colpo l’ha disorientato, ha perso l’arma e gli sono saltato addosso”

Nel riquadro Stefano Lussana A destra, i carabinieri davanti al supermarket dove la donna si era recata a fare la spesa

Nel riquadro Stefano Lussana A destra, i carabinieri davanti al supermarket dove la donna si era recata a fare la spesa

PEDRENGO (Bergamo) – Avrebbe potuto volgere lo sguardo altrove o far finta di niente. Invece lunedì mattina, giorno di festa, Epifania, mentre al volante del furgoncino della sua ditta di impianti elettrici stava andando al bar a bere un caffè, a richiamare l’attenzione di Stefano Lussana, 42 anni, artigiano di Pedrengo, in via don Pio Casari è stata una scena violenta: un uomo che si accaniva con cattiveria su una donna. Ma ancora non sapeva che fossero marito e moglie, una coppia romena: lui, Daniel Manda, 48 anni autotrasportatore, residente a Pedrengo, ora in carcere per tentato omicidio e stalking; lei Daniel, 39 anni, magazziniera, con casa a Seriate. Una scena da film. Il suo gesto è stato provvidenziale. Lui, 100 chili per 1,80, è riuscito a placcare a terra quell’uomo che, armato di coltello, si avventava con furia cieca sulla moglie.

“Ho fermato il furgoncino in mezzo alla carreggiata e sono corso verso il piazzale del supermercato (Lidl, di via Lombardia, a Seriate). All’inizio non avevo chiaro che l’uomo avesse in mano un coltello. Quando mi sono avvicinato ho visto che impugnava l’arma. La cosa che mi ha colpito maggiormente è stato il movimento dall’alto verso il basso di lui mentre si avventata sulla donna sferrando diversi fendenti. Solo dopo ho saputo che era sua moglie. Lei cercava di difendersi agitando le mani, lui continuava ad affondare la lama. Perdeva tanto sangue ma era vigile. Nel viso di quell’uomo ho letto la cattiveria, la ferocia nei gesti”.

Il momento cruciale? “Mi sono avvicinato all’aggressore, lui ha allargato le gambe: era il momento di intervenire e fermarlo. Gli ho sferrato un calcio potente da dietro. Il coltello aveva la lama spezzata. Si è disorientato. Nel frattempo sono arrivati in mio aiuto anche altre due persone (tra cui un militare dell’Esercito che è rimasto ferito e che ha denunciato l’indagato) che gli hanno lanciato contro dei sassi per distrarlo. Ed è stato in quel frangente che da dietro sono riuscito a buttarlo a terra, lui ha perso il coltello, gli sono saltato sulla schiena e gli ho bloccato le mani e non l’ho mollato fino all’arrivo dei carabinieri. Un gesto da eroe? Ma no. Quando ho raccontato a mia moglie quello che mi era successo, lei mi ha risposto: ma sei stato matto? No, mi sentivo di farlo e così è stato. Un giorno, quando quella signora starà bene, sono pronto a stringerle la mano”.

Mercoledì il 48enne, assistito dall’avvocato d’ufficio Zonca, davanti al gip Graziosi nell’interrogatorio di convalida (arresto convalidato) ha scelto la via del silenzio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Non una domanda sulle condizioni della moglie Daniela che ieri ha lasciato la Terapia intensiva per essere trasferita nel reparto di chirurgia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, dove è ricoverata per le 14 coltellate ricevute su diverse parti del corpo. La prognosi resta ancora riservata. Non ha chiesto nemmeno dei figli, un ragazzo e una ragazza, di 18 e 14 anni, che vivono con lui a Seriate. L’arma è stata sequestrata. Come è stato ricostruito anche nell’ordinanza, quella mattina la vittima, che viveva in uno stato di ansia e paura e timore che il marito potesse farle male (lei lo aveva già denunciato e contava di farlo di nuovo) si era recata al supermercato a fare la spesa. Si è avviata verso la propria auto ed è stata raggiunta dal marito che l’ha aggredita afferrandola per i capelli. Poi ha iniziato a colpirla con il coltello.