Un deserto di saracinesche vuote. Decine di vetrine abbandonate nelle vie delle case Aler. Resistono due panifici, altrettanti bar, il tabaccaio e il fruttivendolo, due lavasecco e parrucchiere per signora. Il censimento alla voce servizi finisce lì. È la situazione in cui versa da tempo il quartiere Monterosso di Bergamo, svuotato nel giro di pochi anni (hanno chiuso supermercato, minimarket, banca ed edicola) e dove i residenti sono soprattutto anziani con tutti i problemi che comporta la mancanza di servizi. E adesso, a partire dal 1 dicembre, sparisce un altro servizio, il più importante: le Poste di Monterosso, in via Tremana, che facevano anche da bancomat, abbasseranno le saracinesche. Nessun cartello alle pareti, ma gli impiegati confermano la notizia. Il colpo più duro per i 5mila abitanti di Monterosso. Chi è poco pratico di home banking ai servizi online, per pagare i bollettini o ritirare la pensione dovrà rivolgersi agli sportelli dei quartieri di Redona, Valtesse o a quelli di viale Giulio Cesare. Un chilometro e mezzo di distanza, nella migliore delle ipotesi. "Per la gente del quartiere un ostacolo quasi insuperabile - spiega Mario Vita, presidente del Centro di tutte le età -. Qui in maggioranza sono pensionati, tutti molto anziani. Parlare di home banking a un ottantenne fa sorridere. Spesso non sa usare il bancomat oppure si dimentica il pin. E anche per chi ha un parente o un amico che si offre per andare allo sportello in auto, ci sarà il problema del parcheggio". Nei prossimi giorni, per scongiurare la chiusura delle Poste di via Tremana, sarà avviata una raccolta firme. Con la speranza che dia risultati migliori rispetto alla petizione lanciata ai tempi della chiusura della banca.
"Rinviarono di un anno la soppressione della filiale - ricorda Mario Vita -, per poi farci trovare davanti al fatto compiuto". I residenti ricordano anche la chiusura dell’asilo nido pubblico, che costringe le famiglie a rivolgersi a quello privato. Per questo chiedono un incontro con la sindaca Elena Carnevali perché, finalmente, dopo tante chiusure si festeggi una riapertura.
Michele Andreucci