GABRIELE MORONI
Cronaca

Omicidio di Sharon, la condanna della famiglia: “Moussa piccolo uomo insignificante, deve pagare per tutta la vita”

Sharon Verzeni uccisa a coltellate a 33 anni. Bergamo, lo zio e le cugine al sit-in: “Moussa paghi per tutta la vita, è un killer spietato e vile. Ha nascosto le prove e non si è mai pentito”

Bergamo – “Tu, piccolo uomo insignificante, hai tolto a Sharon il futuro e la vita. Perché volevi vedere il suo sangue? Perché volevi sentire il respiro che le toglievi?”. Piccolo uomo insignificante, più volte ripetuto. Ernesto Verzeni, zio di Sharon, si rivolge direttamente a Moussa Sangare, l’assassino della nipote. Ernesto è uno dei fratelli di Bruno, il padre della barista uccisa a coltellate la notte fra il 29 e i 30 luglio a Terno d’Isola. È il momento più alto, più toccante del presidio organizzato dalla Rete contro la violenza di genere, in largo Rezzara, a Bergamo. Accompagnano Ernesto le tre figlie e l’altro fratello, Giovanni. Presidio nel nome di Sharon e di tutte le donne vittime di femminicidio, 67 quelle uccise da gennaio a oggi. “Dobbiamo rispondere all’ultima domanda di Sharon: perché?”, è la scritta composta, a grandi lettere allineate.

Ernesto Verzeni, zio di Sharon, al presidio di Bergamo: “Basta femminicidi”
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“Cara Sharon”, inizia a leggere lo zio Ernesto ed è subito emozione. “La notte del 29 luglio uno sconosciuto ha voluto porre fine alla tua esistenza. Non gli è bastato spaventarti, ma ha voluto toglierti la vita con 4 coltellate. Un vile, perché solo i vili prendono le persone alle spalle. Un uomo, se così si può chiamare, senza valori umani e civili, che non dà valore alla vita altrui”. È come se lo zio di Sharon affrontasse Moussa in carcere. È come se la forza delle sue parole annullasse la distanza tra la piazza di Bergamo, battuta dalla pioggia, e una cella di San Vittore.

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Il presidio per Sharon Verzeni a Bergamo

Perché l’hai fatto, uomo, cosa volevi provare a te stesso? Volevi prevalere su una donna inerme e indifesa? Volevi vedere che effetto faceva sentire il calore del suo sangue, sentire il suo respiro che le stavi togliendo? Sharon aveva un futuro e dei progetti con il suo compagno Sergio. Tu, piccolo uomo insignificante, le hai tolto i progetti e la vita. È inutile che cerchi di giustificare quello che hai fatto. Non hai avuto pietà per Sharon. Eri lucido e freddo. Hai colpito più volte. Non ti sei mai pentito. Se fossi stato veramente pentito avresti chiamato subito i soccorsi e ti saresti presentato in caserma. Hai voluto fare il furbo, nascondere le prove, andare in giro per feste di paese e le grigliate con gli amici. Con il tuo omicidio, piccolo uomo insignificante, non solo hai tolto la vita a Sharon e hai cancellato i suoi progetti, ma hai condannato i genitori, la famiglia e Sergio all’ergastolo. Noi dobbiamo essere liberi di camminare nelle nostre strade, nei nostri paesi, in qualunque momento, a qualunque ora. Dobbiamo riprenderci le nostre strade perché quello che è successo a Sharon non succeda più”. Con la clausola finale viene il momento della tenerezza e del rimpianto per la nipote perduta: “Sharon, ora sei una stella che splende per noi”.

Una delle giovani cugine di Sharon legge il suo messaggio: “Non basta chiedere scusa per avere spezzato una vita, non basta dopo aver fatto una cosa tanto orribile. Non basta dare la colpa a un raptus, dopo esserle arrivato alle spalle per commettere quel gesto. La giustizia faccia il suo corso e lui sconti lo stesso ergastolo che la mia famiglia sconterà per tutta la vita”. Il dolore, dice Ernesto Verzeni al termine del presidio, è immenso: “Ma siamo molto uniti e andiamo avanti. Un’azione del genere merita il massimo della condanna, senza scappatoie. È una persona lucida, non si è mai pentita. Deve pagare”.