GABRIELE MORONI
Cronaca

Mario Ruocco: “Io e il Sergio siamo persone pulite. Temo che l’assassino di Sharon se la svigni”

Seriate, il padre del fidanzato della 33enne uccisa a Terno d’Isola parla dopo il lunghissimo interrogatorio in caserma insieme al figlio: “Sono tranquillo ma non mi aspettavo tutte quelle domande. La mia ipotesi? Qualcuno che ha ricevuto un rifiuto”

Bergamo, 15 agosto 2024 – «Mi sono appena svegliato. Adesso ho le medicine da prendere. Soffro di diabete e mi fanno male le gambe». È un avvio di giornata faticoso per Mario Ruocco, il padre di Sergio, nell’appartamento in un caseggiato alla periferia di Seriate dove vive solo. Ha 68 anni, è in pensione. Nella notte tra il 29 e il 30 luglio Sharon Verzeni, 33 anni, compagna di Sergio Ruocco, è stata uccisa a coltellate in strada dopo essere uscita di casa per fare una passeggiata. Padre e figlio, martedì, sono stati sentiti dai carabinieri come persone informate sui fatti.

Mario Ruocco, papà di Sergio, ritratto in una foto insieme alla povera Sharon Verzeni
Mario Ruocco, papà di Sergio, ritratto in una foto insieme alla povera Sharon Verzeni

Ruocco, come è andata?

«Mi hanno chiamato alle due del pomeriggio, che sarebbe stata roba di cinque minuti. Invece siamo stati in caserma a Bergamo dalle tre alle nove di sera. Siamo stati ascoltati io in una stanza e Sergio in un’altra. Mi hanno chiesto della mia vita, il matrimonio, il periodo da sposato, il divorzio, i tre figli, Sergio, Sharon, le amicizie che avevano. I carabinieri fanno il loro lavoro, ma con tutte quelle ore è stato stressante. Quando siamo usciti, c’erano fuori i giornalisti, luci, fari, qualcuno che ha cercato di inseguire la nostra macchina mentre ci allontanavamo. Li ho salutati con la mano. Sergio non ha neanche mangiato. Era venuto a prendermi perché in questo periodo sono senza auto e quando abbiamo finito a Bergamo mi ha riportato a casa. Gli ho chiesto se voleva mangiare qualcosa. ‘No, no’. Ho insistito. Alla fine ha preso solo una tazza di tè. Ora è tornato a Bottanuco, a casa dei genitori di Sharon».

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Lei è tranquillo?

«Tranquillissimo. Abbiamo fatto la deposizione. Siamo persone pulite, sia io, sia mio figlio».

Come andavano le cose fra Sergio e Sharon?

«Andavano d’amore e d’accordo. Sergio aveva trovato l’anima gemella. Si preparavano per avere un figlio. ‘Allora, mi fate diventare nonno?’, chiedevo. ‘Dillo a Sergio’, mi rispondeva lei. L’unico problema di Sergio era il mutuo. È stato con me fino a quando non ha preso casa a Terno d’Isola con Sharon, tre anni fa. A mettere a posto l’appartamento li ho aiutati io, che ho fatto il piastrellista. Ho dato una mano. C’era anche il padre di Sharon. A un certo punto mi ha detto: ‘Sei più bravo di me, continua tu’. Dopo avere fatto il piastrellista sono stato per dieci anni e più in due tintorie tessili. Poi un mio amico parrucchiere mi ha trovato un posto come pulitore in un’azienda di autotrasporti di Seriate. Ci sono rimasto vent’anni e sono andato in pensione».

Brava ragazza, Sharon.

«Bravissima (la risposta è preceduta da un breve fischio di approvazione e ammirazione). Bravissima Sharon e bravissimo Sergio».

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E Sergio che persona è?

«Ha cominciato a lavorare come idraulico a Seriate che aveva 15 anni e adesso ne ha 38. La ditta cercava un ragazzo che non parlasse troppo e che neanche fosse muto. Era il ritratto di Sergio. Mai una malattia, mai un’assenza in 23 anni. Un ragazzo serio. Detto non da me, che sono il padre, ma dal suo datore di lavoro. Sergio mi ha detto che appena l’azienda riapre, lui riprende il lavoro».

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Cosa le ha raccontato della serata del 29 luglio?

«La verità. Ogni tanto andava a fare una passeggiata con Sharon anche lui. Quella sera era stanco, è andato a letto perché la mattina dopo doveva svegliarsi alle sei per il lavoro. Dormiva. La notizia gliel’hanno data i carabinieri».

Cosa può essere successo?

«In un bar entra tanta gente, di ogni tipo. La mia ipotesi è che qualcuno possa avere infastidito Sharon, averle fatto delle avance. Lei si è rifiutata. Quello l’ha tenuta d’occhio mentre lei era ignara di tutto, magari l’ha seguita dal bar di Brembate dove lavorava fino a Terno d’Isola e gliel’ha fatta pagare. Almeno, questa è l’idea che mi sono fatto, solo una ipotesi. Hanno sentito una macchina che sgommava, forse era l’assassino».

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Cosa si aspetta dalle indagini?

«Non vorrei che andassero per le lunghe. Mi devo rassegnare e avere pazienza. Ho fiducia che lo trovino, ma se la cosa va avanti ancora un po’ è capace che l’assassino se la svigni».