GABRIELE MORONI
Cronaca

La famiglia Verzeni e Sergio Ruocco insieme nella stessa casa e uniti contro i sospetti: “È come un figlio, non può aver ucciso Sharon”

La famiglia della donna uccisa ha accolto il genero dal giorno del delitto: “Un ragazzo stupendo”. Nessuna crepa dopo le indagini. La sorella Melody e il fratello Christopher: “Non può essere stato lui”

A destra, i genitori di Sharon Verzeni insieme al compagno Sergio Ruocco e sua madre durante i funerali della donna

A destra, i genitori di Sharon Verzeni insieme al compagno Sergio Ruocco e sua madre durante i funerali della donna

Bottanuco (Bergamo) – Un abbraccio immediato, prolungato, senza cedimenti, tanto forte da resistere anche a sussurri, spifferi, illazioni. È l’abbraccio in cui i genitori di Sharon Verzeni hanno stretto Sergio Ruocco, compagno della figlia assassinata. All’indomani della morte di Sharon, dopo che era stata messo sotto sequestro l’appartamento di via Merelli a Terno d’Isola, che per tre anni aveva visto la sua convivenza con la fidanzata, l’idraulico 37enne non si è trasferito a Seriate, dove vivono i genitori separati e i due fratelli. È stato subito accolto dai genitori di Sharon a Bottanuco. Si è instaurato così un ménage familiare singolare e nello stesso tempo intenso: Sergio si trova a vivere con i genitori della compagna un rapporto quasi filiale.

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L’affetto, la fiducia totale dei Verzeni nei suoi confronti. Non solo. La convinzione dei genitori di Sharon è che a sferrare le quattro coltellate che hanno lacerato la vita della figlia sia stato il coltello impugnato da uno sconosciuto. Ancora ieri mattina, quando gli è stato chiesto quale sarebbe l’impatto se si scoprisse che l’assassino è una persona conosciuta, Bruno Verzeni ha risposto: “Sarebbe peggio, ma non pensiamo proprio”. Il padre di Sharon ha ribadito la stessa convinzione anche poche ore dopo. Ha pensato di tutto e di più, ha fatto tutte le possibili supposizioni. Ne dica almeno una, incalzano i giornalisti. “Non è stato certo uno che la conosceva bene”. “Sergio è un ragazzo stupendo”, “una splendida persona”. Il padre di Sharon lo dice già all’indomani del delitto che gli ha strappato la figlia. E aggiunge: “Mai un litigio, mai una voce. Sembrava non ci fossero”.

“Io gli credo, lui non c’entra niente. Non potrebbe fare una cosa del genere”

— Melody Verzeni, sorella di Sharon

Il pianto comune al funerale. Trascorrono le afose, lente, giornate di agosto. In un fine settimana Sergio accompagna la famiglia in un appuntamento privato in centro a Bergamo. “Se non ci fosse lui – dice parlando dell’uomo che sarebbe diventato suo suocero – non so se sarei qui adesso“. Il 13 agosto viene interrogato per cinque ore dai carabinieri di Bergamo nel comando di via delle Valli. Il 19 agosto, per sei ore, è la volta di Melody, la sorella di Sharon, del fratello minore, Christopher, del marito di Melody. Il giorno dopo a parlare davanti agli investigatori sono i genitori della barista uccisa.

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È in questa fase che escono i sussurri su presunte crepe familiari per le spese che Sharon avrebbe dovuto sostenere per la frequenza dei corsi di Scientology. Ma Melody Verzeni, parlando di Sergio, è decisa: “No, non può essere stato lui. Non potrebbe aver fatto una cosa del genere”. Anche i fratelli di Sharon, tutti figli di una famiglia profondamente cattolica, sono con Sergio. “Io gli credo, lui non c’entra niente. È stato insieme a mia sorella per tredici anni”, dichiara il giovane Christopher.

La famiglia Verzeni è insieme scudo protettivo e compagnia per il taciturno Sergio nel villino assediato dalle televisioni. Sergio come un figlio acquisito. Le uscite in auto insieme, sulla Punto rossa con al volante Bruno. Le ultime istantanee di questi giorni. Sabato pomeriggio Sergio esce nel giardino, canotta bianca e pantaloni corti, si ferma accanto alla siepe che separa la proprietà dei Verzeni da quella confinante. Lo raggiunge Bruno nella stessa tenuta casalinga. Certo, si parlano, ma dalla strada si ha l’impressione che dividano anche tanti momenti di silenzio. Un altro fotogramma di intimità familiare.

Sergio Ruocco assieme ai genitori di Sharon Verzeni
Sergio Ruocco assieme ai genitori di Sharon Verzeni

È un quadretto domestico quello che si offre ai cronisti più tenaci verso le sette di domenica sera. È stata la prima giornata trascorsa senza che arrivassero per Ruocco convocazioni da parte dei carabinieri. Sergio cammina in via Adda, protetto ancora una volta. La mamma di Sharon cammina poco avanti, a testa china. Il padre affianca Sergio. Se non fosse per l’espressione di dolore scolpita nel volto di Maria Teresa, potrebbe sembrare l’immagine di una famiglia sulla via di casa dopo la passeggiata che precede la cena domenicale. Sergio accetta il dialogo. Precisa una volta di più che il suo andirivieni della settimana con la caserma di Bergamo era solo per motivi burocratici, per la firma di documenti. Bruno è lì, pronto alla conferma immediata. Maria Teresa richiama Sergio perché non si attardi. La porta si richiude su una nuova serata in famiglia.