GABRIELE MORONI
Cronaca

Sergio Ruocco, cronaca del primo giorno di lavoro a un mese dall’omicidio di Sharon

Il compagno della donna uccisa a Terno d’Isola è tornato a fare l’idraulico. Il suo datore di lavoro: “Una persona regolarissima. Magari avere tutti operai come lui”

Sergio Ruocco, compagno da 13 anni di Sharon Verzeni, è tornato a lavorare

Sergio Ruocco, compagno da 13 anni di Sharon Verzeni, è tornato a lavorare

Le sette del mattino. La Scirocco bianca di Sergio Ruocco ha già trovato spazio nel grande posteggio in via Piave, a Seriate, a poche centinaia di metri dal posto di lavoro. Sergio e il desiderio, la grande voglia di normalità. Voglia che alla fine della giornata si traduce anche nella manovra, perfettamente riuscita, di dribblare i giornalisti in attesa inviando un amico a prelevare la sua auto. Normalità. È il primo giorno di lavoro dopo ventotto di forzata assenza.

L’impresa idraulica Impianti e innovazione di Claudio Fiorendi riprende la sua attività dopo la sosta estiva. Esce una prima squadra. Alle 7.45, dal cancello di via Adda sfreccia un furgone Toyota Proace. Sergio Ruocco è seduto accanto al guidatore. Rimarrà la sua unica, fuggevole immagine. Giornata piena di lavoro.

Sergio è entrato nell’azienda ventitré anni fa, quando di anni ne aveva soltanto quindici. Il titolare era accorso a Terno d’Isola la mattina del 30 luglio, preoccupato di non vedere comparire il suo dipendente così meticoloso, puntuale, affezionato. I primi cronisti lo avevano intercettato davanti all’appartamento di via Merelli, a Terno d’Isola, che Ruocco divideva con la compagna Sharon Verzeni.

È passato quasi un mese dall’omicidio di Sharon Verzeni, la giovane donna uccisa a coltellate per strada nella notte tra il 29 e il 30 luglio mentre camminava non lontano da casa sua, nel comune di Terno d’Isola, in provincia di Bergamo. Cos’è successo quella notte? I punti fermi del delitto sono molti meno delle domande rimaste irrisolte. Tutta la storia si traccia in un cerchio che comprende il suo compagno, Sergio Ruocco, la sua famiglia, i suoi amici e colleghi, il bar Vanilla dove lavorava, i corsi di Scientology che frequentava, gli abitanti del paese.

E poi ci sono le cose che non tornano e quelle su cui gli inquirenti stanno provando a fare chiarezza: le telecamere non risolutive, i dubbi sulla dinamica, l’arma del delitto mai trovata, i versamenti sospetti rilevati sul suo conto corrente, il misterioso uomo in bicicletta visto nella zona del delitto, il testimone indagato per falsa testimonianza, le numerose ipotesi sull’identikit dell’assassino.

Infine, rimangono il dolore della sua famiglia e i progetti cristallizati per sempre nel tempo: il matrimonio che Sharon sognava, il figlio a cui forse stava pensando. Tutto è finito in quella notte d’estate. Non resta che seguire le briciole di un delitto di cui, al momento, non s’intravede la soluzione.

“Oggi – diceva Claudio Fiorendi – aveva un appuntamento con un ingegnere per un lavoro. Sergio è una persona presente, una persona che sicuramente sa fare il suo lavoro. Noi ci siamo preoccupati subito, stamattina alle 7.10, quando Sergio non c’era e non chiamava. Abbiamo chiamato il pronto soccorso di Seriate, abbiamo guardato se c’era un incidente sull’asse interurbano perché lui viene col ciclomotore e quindi ci siamo subito preoccupati perché non era da Sergio. Abbiamo provato sul cellulare. Non era spento. Suonava, ma non rispondeva nessuno. Io gli ho fatto un messaggio su facebook soltanto perché c’era una sua immagine con scritto che lui convive con questa ragazza.

Allora ho mandato un messaggio: ‘Siamo fortemente preoccupati per Sergio. Fateci sapere qualcosa’. Io, suo papà e sua mamma non li ho mai visti. Lui è arrivato qui da ragazzino, è sempre stato qui, non ha mai accennato a cambiare posto di lavoro. Con noi ha sempre avuto un ottimo rapporto. Una persona regolarissima. Non l’ho mai visto una volta ubriaco. Non l’ho mai visto una volta alterato. Viveva con questa ragazza. Un datore di lavoro vorrebbe avere tutti operai come lui”.

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Lunga giornata in attesa di Sergio, nell’afa montante. A Bottanuco, davanti alla villetta dei Verzeni, è intervenuta la polizia municipale. I cronisti riescono però a scambiare qualche parola con il padre di Sharon. Aspetterete Sergio? “È andato a lavorare – risponde Bruno Verzeni –, poveretto anche lui perché deve riprendere il suo lavoro”. Lo aspetteranno, certo, per riaccoglierlo al termine di un giornata che per l’idraulico 37enne è stata tanto diversa dalle ultime e insieme assolutamente normale.

La Scirocco di Sergio Ruocco; alla guida un conoscente
La Scirocco di Sergio Ruocco; alla guida un amico

Le cinque e mezza del pomeriggio. Il crocchio di giornalisti e operatori in attesa è andato ingrossandosi con il trascorrere delle ore. Nessuno bada al ragazzo, capigliatura castano chiaro, t-shirt nera, occhiali da sole, che cammina a passo spedito. Altrettanto speditamente infila le chiavi, si mette al volante della Scirocco e si allontana. Sergio è riuscito a vivere la sua giornata normale, la prima. Il ritorno in ditta, l’incontro con il datore di lavoro e i colleghi, gli impegni, gli interventi, le riparazioni consuete. E per una volta senza giornalisti a stringerlo d’assedio, a inseguirlo. 

A sera inoltrata la vettura è ricomparsa in via Adda a Bottanuco davanti alla casa dei genitori Sharon. La casa che ospita e protegge Sergio Ruocco dal giorno della morte della compagna.