Berggamo, 3 settembre 2024 – “Puntava al cuore? Sì. L’intenzione era di ucciderla? Sì”. Moussa Sangare, il 31enne che ha ammazzato Sharon Verzeni a Terno d’Isola, rispondendo alle domande della gip Raffaella Mascarino ha ripercorso le fasi di quella notte, quando ha “preso un coltello a caso” e l’ha messo nello zaino, uscendo di casa “con quell’energia lì”, con un “mood”, cioé con la volontà di fare del male a qualcuno. Ha accoltellato la barista senza alcun motivo, scegliendo il bersaglio “più vulnerabile”, solo scatenare una “scarica di adrenalina”.
Dopo aver colpito è tornato nella sua casa a Suisio in bicicletta, e si è steso sul divano. “Ho sentito una specie di comfort – ha spiegato al giudice – come se mi fossi liberato da un peso”. Il pentimento? “Non si può piangere per un mese, non posso essere depresso per mesi, cerco di distogliere quel pensiero”. Il coltello? Lo considerava un “ricordo”, una specie di ’souvenir’, del delitto commesso, e per questo invece di gettarlo nell’Adda lo ha sepolto nei pressi del fiume. La giudice, al termine dell’interrogatorio, accogliendo la richiesta del pm di Bergamo, Emanuele Marchisio, ha convalidato il fermo e ha disposto la custodia cautelare in carcere. Ha dato, inoltre, il nulla osta al trasferimento dell’uomo in un altro penitenziario, perché ha ricevuto minacce ed è stato bersaglio di bombolette incendiate lanciate da altri detenuti.
L’omicidio di Sharon Verzeni, evidenzia la gip nell’ordinanza che ha accolto anche l’aggravante della premeditazione, “sembra commesso da un soggetto spesso in preda alla noia” e senza “stabile attività lavorativa”, impregnato dai valori trasmessi dalla musica” trap, un genere che “esalta violenza e sesso estremo”. Moussa Sangare ha agito “in maniera assolutamente gratuita, per non dire addirittura capricciosa”. Ha ucciso “assalito dal desiderio di provare realmente emozioni forti in grado di scatenare nel suo animo la scarica di adrenalina che ha cercato di descrivere, seguita da uno stato di benessere e relax”. E il pensiero che “l’esistenza di una giovane donna sia stroncata per soddisfare queste motivazioni lascia francamente attoniti”.
La giudice ha evidenziato inoltre che la “lucidità” con cui Sangare ha agito prima, durante e dopo il delitto, gli accorgimenti per evitare l’individuazione – ha modificato alcune componenti della bici, si è tagliato i capelli – oltre alle relazioni del carcere, indicano uno “stato mentale pienamente integro” (Il suo difensore, l’avvocato Giacomo Maj, valuterà in una fase successiva una richiesta di perizia psichiatrica). Dopo aver trascorso la sera del 29 luglio con un gruppo di amici a Medolago, paese vicino a Terno, Sangare è tornato nella casa a Suisio che occupava abusivamente da giugno e si è armato. Andando a Terno, secondo il suo racconto, ha minacciato due ragazzini, ha “puntato” un uomo in auto con un computer, un “pelato” e una persona che fumava, ha sfregiato una statua di legno in un parco e ha scelto “l’obiettivo più vulnerabile”, Sharon, che passeggiava da sola “guardando le stelle”. Nel pomeriggio, intanto, i carabinieri del Ris hanno eseguito rilievi nella casa dove viveva Sangare, anche per isolare eventuali tracce del sangue di Sharon, provenienti dal coltello sporco o dagli abiti. Sono stati posti sotto sequestro alcuni vestiti e pezzi di bicicletta.