GABRIELE MORONI
Cronaca

Sharon Verzeni uccisa in strada, la paura del killer incombe su Terno d’Isola: “Uscire di notte? Meglio di no”

Dieci giorni fa l’omicidio della 33enne. Al setaccio 50 telecamere. I residenti: “Da queste parti c’è un viavai preoccupante. Ci sono state liti e sono spuntate armi e pietre”

Sharon Verzeni

Sopra, Sharon Verzeni, 33 anni, uccisa nella notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio. A destra, il luogo dell’omicidio in via Castegnate a Terno d’Isola

Terno d’Isola (Bergamo) – “La gente comincia ad aver paura. Non è più una faccenda altrui, buona per quattro chiacchiere fra comari, e dopo dieci minuti non ci si pensa più; nessuno può dirsene estraneo, l’ombra del male scivola intorno a ciascuno di noi e ci potrebbe toccare”. Un memorabile Dino Buzzati sulla strage di via San Gregorio, a Milano: il 29 novembre del 1946 Rina Fort, trentunenne friulana, stermina la famiglia, la moglie e i tre bambini, del suo amante Giuseppe Ricciardi. Dalla notte fra il 29 e il 30 luglio un’ombra si aggira, nell’afa, fra i paesi dell’Isola bergamasca. L’ombra dell’assassino che ha strappato alla vita Sharon Verzeni. Un assassino, forse anche predatore notturno, che non ha un volto e un nome ma ha già trovato una compagna, una compagna chiamata paura.

L’ombra si confonde con quelle di un passato recente ma già consegnato agli annali di una fosca epopea. Vivevano a Terno i genitori di Massimo Bossetti, consegnato definitivamente all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Nella confinante Chignolo un campo incolto è stato per tre mesi la tomba a cielo aperto della tredicenne di Brembate di Sopra.

A Terno d’Isola la pietà popolare, alimentata dalla religiosità orobica, ha trasformato in un piccolo sacrario l’angolo di via Castegnate dove Sharon ha ricevuto quelle quattro coltellate. Dal palazzone tinteggiato in marrone, dove giorni fa i carabinieri hanno messo sotto sequestro un garage, filtra una voce maschile: “Siamo tutti in attesa di sviluppi, di sapere. La paura c’è ma siamo disponibili a dare la nostra collaborazione a chi indaga”. Tono calmo, pacato, sgombro di emozioni.

Ma è sufficiente attraversare la strada per raccogliere la voce di Anna Maria e imbattersi in quella paura. “L’assassino girava con un coltello, voleva uccidere. Una volta non avevo paura di uscire la sera. Da qualche anno non mi arrischio più. In giro c’è troppa gente strana, un viavai che ti fa preoccupare”. Le mura domestiche come riparo e rifugio. Una regola che viene applicata dalle tre amiche riunite per un caffè in un bar tabaccheria in piazza Sette Martiri.

Non usciamo la sera – dice l’improvvisata portavoce – e la paura è cancellata”. Piazza Sette Martiri, ’cuore‘ di una comunità di ottomila residenti e insieme punto cruciale, snodo di problemi, piccola frontiera di un esilissimo confine fra illegalità e vivere civile, più volte infranto. Denise è da vent’anni la fioraia della piazza e parla senza remore per descrivere una situazione di rissosa anarchia: “Spacciano, litigano fra di loro, si rincorrono con i coltelli, si tirano i sampietrini. Di buono è che lo fanno fra di loro e noi non siamo coinvolti. È successo solo due volte. Al mini market hanno spaccato le porte perché si erano rifiutati di dare da bere, al bar dei cinesi hanno rotto la vetrata”.

“Vorremmo che certe figure individuate in situazioni di irregolarità venissero definitivamente allontanate dal nostro territorio. Mi sento di dirlo anche a nome dei sindaci dei paesi limitrofi”. Gianluca Sala è sindaco di Terno d’Isola al secondo mandato. Parla con accanto Raffaella Picenni, vicesindaca e assessora alla Sicurezza. “Negli ultimi tre anni a Terno si sono registrate meno denunce alle forze dell’ordine rispetto al passato. Il problema è rappresentato da persone che abbiamo allontanato più volte e che non vorremmo vedere: si ritrovano qui anche in arrivo dai paesi vicini. È quello il crocevia del disagio e lo abbiamo ripetutamente denunciato. Anche se è doveroso precisare che a oggi non è emersa una relazione fra queste situazioni e la tragedia di Sharon Verzeni. In cinque anni abbiamo investito sulla sicurezza mezzo milione di euro. Le telecamere (ora al setaccio per cercare di dare un volto all’assassino di Verzeni, ndr) sono passate da 16 a 54 (, l’organico della polizia locale è passato da 2 a 4 unità. Sono state abbattute tre casette che erano diventati luoghi di bivacchi, degrado e spaccio. Abbiamo investito anche sulla sorveglianza privata, soprattutto nei fine settimana. L’invito ai cittadini, in un momento come questo, in cui si deve ricreare una situazione di fiducia, è denunciare”.