FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Il giallo dell’omicidio di Sharon Verzeni, la pista dello stalker e i sospetti su un pregiudicato straniero: “Era nell'area del delitto”

Delitto a Terno d'Isola, nel mirino dei pm un uomo di 40 anni domiciliato a Capriate San Gervasio (Bergamo). I familiari della vittima: "Vogliamo giustizia"

Sharon Verzeni, uccisa a coltellate nella notte il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola

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Bottanuco – La bara di legno chiara. Sopra, un cuscino di rose rosse e bianche. Ad accoglierla, al portone della chiesa, il parroco don Corrado Capitanio. Tutt’attorno il silenzio. I familiari di Sharon e il marito entrano da una porta secondaria. Vogliono evitare le telecamere, bloccate sul sagrato. Bottanuco, il giorno del dolore, del pianto, dell’ultimo saluto a Sharon Verzeni, la 33enne accoltellata lunedì notte in via Castegnate, a Terno d’Isola. Le indagini proseguono e seguendo fra altre piste l’ipotesi di uno stalker. Si esaminano le telecamere puntate sull’area del bar pasticceria dove la vittima lavorava. Sotto la lente ci sarebbe un pregiudicato domiciliato a Capriate, di origini straniere, circa 40 anni. Sembra che martedì fosse nella zona dell’omicidio. Sabato sono stati inviati al Ris di Parma i reperti raccolti sul luogo del delitto e sul corpo, in cerca di tracce del Dna.

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Ma di questo sabato a Bottanuco non si parlava. I funerali erano per le 10, ma già molto prima dell’ora stabilita la navata (in fase di restauro) era già piena. Gente del paese che voleva stare vicina ai parenti (i Verzeni a Bottanuco sono molto conosciuti). Qualche commento sparso: “Era una brava ragazza. Me la ricordo, mi è capitato di vederla qui in chiesa con il compagno”. E ancora: “Questa cose non devono più capitare”. Sul sagrato, la scatoletta con le immagini di Sharon in brevissimo tempo si svuota. Segno tangibile della grande partecipazione. Entriamo in chiesa, in prima fila i genitori della 33enne, papà Bruno, mamma Mariangela, e seduto in mezzo a loro il marito di Sharon, Sergio Ruocco. (i due vivevano assieme tre anni. E proprio a Bottanuco avevano partecipato al corso per fidanzati).

“Erano già sposati in comune – spiega l’uomo–. Era da tanto che chiedevo un erede, credo ci stessero pensando”. Sulla situazione del figlio, Ruocco ha risposto che “non dice niente. Lo hanno interrogato e lo interrogheranno ancora”, ma “reagisce bene”. Di quella notte afferma che Sergio “ha visto che Sharon era in ritardo, non rientrava. Poi sono arrivati i carabinieri...”. “Speriamo lo prendano”. conclude sull’assassino.

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Le lacrime della mamma e del padre di Sharon. Con loro il marito Sergio Ruocco

Vicino a loro, al funerale, anche i fratelli della 33enne, Melody e Cristopher, che si abbracciano in lacrime. Nei primi posti della fila opposta i sindaci di Terno d’Isola e Bottanuco, Gianluca Sala e Rossano Pirola, in fascia tricolore. Le saracinesche dei negozi si abbassano in segno di lutto, come era stato richiesto. Le bandiere a mezz’asta.

Nella sua omelia don Capitanio accenna ai fatti. Le sue parole: “È una tragedia improvvisa, non possiamo definirla in modo diverso. Oggi lasciamo Sharon con la speranza della fede che ci guida a dire che sarà sempre in mezzo a noi. Dobbiamo pregare per essere un segno di speranza per i suoi familiari. Ci saranno momenti di scoraggiamento, è normale, ma dobbiamo cercare di esserci con la presenza e l’incoraggiamento. Preghiamo poi per coloro che stanno lavorando per la ricerca della verità su quello che è successo, perché è un desiderio che abbiamo tutti – prosegue il parroco -. Non cambieranno le cose ma almeno saranno più chiare. Siamo in chiesa, non voglio fare un azzardo, ma permettetemi di dire che preghiamo anche per la conversione di chi ha prestato la sua mano al male, perché questi drammi non accadano più”.

Al termine della funzione il sindaco di Terno d’Isola legge un messaggio di vicinanza alla famiglia: “In questo momento le parole rischiano di sembrare inadeguate, ma voglio dire che il nostro paese è incredulo, così come Bottanuco e come tutta Italia. In questi giorni ho visto una comunità che si interroga, che si unisce per darsi forza, ho visto il desiderio di essere d’aiuto collaborando con le forze dell’ordine. Sharon potrebbe essere nostra figlia, mia figlia. È questo che ci spinge ad avere fame di risposta per mettere un punto fermo dove ora ci sono domande, un desiderio che si chiama giustizia”. Alle 11.30 la funzione volge al termine (sono le 11.30), all’uscita della chiesa solo lacrime. Le campane suonano a lutto. Un corteo di centinaia di persone accompagna la bara di legno chiaro al cimitero. Dietro, i genitori abbracciati, con i fratelli, il marito e altri familiari.