GABRIELE MORONI
Cronaca

Il padre di Sharon: “Lei mi dà tanta forza ma sono pieno di dubbi. Voglio sapere perché è stata uccisa e da chi”

Terno d'Isola, Bruno Verzeni si aggrappa alla fede dopo l’omicidio della figlia. “Dovrei essere il papà più arrabbiato al mondo, però non provo odio. Il suo compagno? È ancora qui con noi: aspettiamo le stesse risposte”

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Il flash mob ieri a Bergamo organizzato dalla Rete contro la violenza di genere

Bottanuco (Bergamo), 9 agosto 2024 – Bruno Verzeni ha una barba candida da patriarca, lo sguardo buono, un sorriso dove la dolcezza si mescola al dolore. Un padre che parla della figlia perduta, uccisa in una afosa serata di fine luglio. Un padre che ora cerca e chiede, per prima cosa, la verità. Lo fa con decisione, senza asprezze.

Signor Verzeni, oggi, quasi dieci giorni dopo.

“Non sento rancore. Mi sento in pace. Non provo odio, astio. Dovrei essere il papà più arrabbiato del mondo. Non lo sono. È così. E mi auguro di rimanere così, che questo rimanga il mio stato animo. Ma voglio sapere “perché”. Questo sì”.

Come riesce a trovare tanta forza?

“La forza me la dà Sharon e me la dà la fede. Però tanti dubbi vengono”.

Dubbi che di fronte a una tragedia come questa, davanti a questo strazio anche la fede, a un certo punto, possa non bastare?

“Questo no. Il credo religioso, la fede vengono da altri, da chi è sopra di noi. I dubbi, le domande, sono altre. Perché? Come mai? Perché lei? Perché proprio lei, mia figlia? Perché è successo tutto questo? E non ho risposte. Per ora”.

Lei ha lavorato per tanti anni all’anagrafe del Comune di Bottanuco, è impegnato nel volontariato parrocchiale. Come “sente” la comunità di Bottanuco in questi giorni?

“Sento la vicinanza di tutto il paese. Sento l’affetto della gente. Li ho sentiti da subito”.

Sergio, il compagno di Sharon, è sempre da voi?

“È qui. Pensa sempre a Sharon. Aspetta tante risposte, come le aspettiamo tutti”.

Sharon, una figlia, sua figlia.

“Era il nostro angelo. Era il sorriso. Era la semplicità”.

L’ultimo ricordo?

“Un sms inviato alla mamma: ‘Attenta alle scale mobili’. Questo per ricordarle un infortunio che aveva avuto. Abbiamo festeggiato il suo compleanno da lei il primo sabato di luglio, faceva gli anni il 6. C’eravamo tutti, anche i nipoti. Due giorni prima che accadesse (il delitto è avvenuto la notte tra il 29 e il 30 luglio, ndr) eravamo partiti per la Sardegna. Ci trovavamo a Cagliari. Mi ha avvertito nostra figlia Melody. Abbiamo preso il primo aereo e siamo rientrati. C’era un volo a mezzogiorno”.

E adesso, da oggi, signor Verzeni?

“Lasciamo lavorare la giustizia. Per avere qualche risposta”.

Papà Bruno non aggiunge altro. La famiglia Verzeni si è affidata all’avvocato Luigi Scudieri del foro di Milano. È il momento del silenzio, della riservatezza. In attesa che possa arrivare quello della verità. Sharon che lavorava in un bar pasticceria di Brembate. Sharon che non mostrava preoccupazioni, timori. Sharon che verso la metà di agosto sarebbe partita per una vacanza in una località sul mar Egeo. Sharon che da sedici anni viveva una relazione sentimentale con Sergio Ruocco e da tre condivideva con lui un appartamento a Terno d’Isola. Sergio, idraulico, originario di Seriate, 37 anni, ha trascorso con lei anche l’ultima serata, quella del 29 luglio. Una serata quieta, tranquilla, immersa nella più normale regolarità. La cena insieme. Verso le 22 Sergio va a coricarsi.

“Io, purtroppo – sono state le sue parole –, non mi sono reso conto di niente”. Verso mezzanotte, forse poco dopo, Sharon esce di casa per la solita passeggiata. Cammina, senza deviare dal consueto tragitto, per meno di un’ora. È in via Castegnate, nel centro del paese. Ci sono case, un popoloso condominio. L’agguato. Due testimoni sentono le grida di aiuto di Sharon Verzeni, quando, con ogni probabilità, è già stata colpita e sente la vita sfuggirle. Poco prima è stato avvertito il rumore di una sgommata.

Come sempre la sensibilità popolare ha trasformato il luogo dell’epilogo di una vita in un piccolo sacrario. Un mazzo di rose rosse e candide. Altri fiori. Una immaginetta di Papa Giovanni, il pontefice santo di Sotto il Monte. “La vita - è scritto in uno dei biglietti dedicati alla giovane vita - ti è stata portata via troppo presto, in un modo così orribile. Ora riposa in pace”.

Il flashmob contro la violenza di genere e i femminicidi organizzato a Bergamo
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