Terno d’Isola (Bergamo), 29 agosto 2024 – Erano tre o quattro in piazza Sette Martiri a Terno d'Isola, la sera del 29 luglio. Lo ha raccontato Mohamed, il pizzaiolo egiziano che ha riferito che dopo l'uccisione di Sharon si è smaterializzato uno degli abituali frequentatori, una presenza fissa della piazza.
La piazza si chiama Sette Martiri in ricordo di una strage di partigiani compiuta dai fascisti il 25 aprile del 1945. Il sagrato, la chiesa intitolata a San Vittore Martire. Tre, quattro persone possono sembrare un numero esiguo in un luogo che di giorno è il centro, il piccolo "cuore" di una comunità di ottomila abitanti e che nelle ore serali si trasforma in una specie di angiporto, di spaccio e risse.
“Ma non c'è da meravigliarsi”, precisa una negoziante della piazza. “Si vede che quella sera gli spacciatori si erano già ritirati e i loro clienti erano andati a infrattarsi da qualche parte. Una volta c'era un giorno fisso per lo spaccio, era il giovedì. I pusher si presentavano con lo zainetto e subito incominciava il movimento. Adesso sarà cambiato. Qui, di pomeriggio, arriviamo a contare anche trenta o quaranta persone, perché viene gente anche da altri paesi. Quel giorno sarà stato lo stesso. Tutti in piazza nel pomeriggio e via tutti la sera, tranne quelli che si fermano a dormire in macchina perché non hanno casa”. Interviene una cliente. “ Spacciano ancora, anche all'angolo della telecamera, quella che sicuramente ha ripreso la povera Sharon mentre dalla piazza imboccava via Castegnate”.
Il cronista ha una domanda. Possibile che nessuno di voi della piazza sia uscito, quella sera, per la passeggiata digestiva del dopo cena, per una chiacchiera con un amico, per cercare un po' di refrigerio dall'afa? Dal tavolino di un bar arriva una risposta corale. “Quale passeggiata? Il pomeriggio alle cinque comincia il giro. E chi esce più? Adesso tutti a dire che dopo l'omicidio la gente ha paura. Non è vero. La gente aveva paura anche prima, anche tre mesi fa, anche un anno fa. Immagini di trovarsi in mezzo a quelli che litigano, si inseguono con un machete, si tirano i sampietrini”. Come prova raccoglie e mostra due pietre.
Anche se la piazza è invasa da giornalisti e telecamere, in pochi notano il passaggio di un personaggio entrato da comprimario nell'enigma orobico, incoronato da una breve ma per lui indigesta notorietà. È il pensionato di 76 anni, residente in via Castegnate, che si è ritrovato indagato per falsa testimonianza. In un primo tempo aveva dichiarato che, mentre Sharon Verzeni veniva accoltellata a morte, stava dormendo. I carabinieri gli avevano messo davanti il fotogramma di una telecamera che lo aveva ripreso mentre, a mezzanotte e 50 minuti, l'ora dell'omicidio, era sul balcone a fumare una sigaretta. Aveva ammesso allora che sì, in effetti era sul balcone senza riuscire a realizzare ciò che era successo, era stato operato per due volte di cataratta, portava un apparecchio acustico.
Allora, l a bufera è passata? “Altroché bufera, sono stato denunciato . Ma io non ho mai detto che dormivo. Aspettavo mia moglie, mia figlia e il bambino. Sono arrivati. Abbiamo fatto il bagno al bambino. Ho fumato. Dopo mi sono messo a dormire. Ma dopo, solo dopo”.
Presenze, tutte evanescenti. Qualche fantasma. Come quello del ciclista che dalla piazza percorre in contromano via Castegnate. Perché, dopo giorni e giorni in cui si è parlato di lui, non si presenta, se non ha nulla da nascondere? Un uomo (anche lui in bicicletta) sfodera l'orgoglio dell'appartenenza. “Terno non è un paese omertoso. Se il ciclista fosse un ternese, si sarebbe già fatto avanti a chiarire la sua posizione”.