GABRIELE MORONI
Cronaca

Sharon e Sergio, un amore spezzato prima delle nozze: “Avevano fatto il corso pre matrimoniale. Erano molto riservati”

I ricordi di don Giudici, il parroco che teneva le lezioni. L’ex collega estetista: “Riservata sia con noi sia con i clienti, ma era molto legata al compagno”

Sharon Verzeni, uccisa a coltellate a 33 anni, con il compagno Sergio Ruocco, 37 anni: avrebbero dovuto sposarsi nel 2025

Sharon Verzeni, uccisa a coltellate a 33 anni, con il compagno Sergio Ruocco, 37 anni: avrebbero dovuto sposarsi nel 2025

TERNO D’ISOLA (Bergamo) – La riservatezza. La discrezione. Una unione resa solida da 13 anni di intesa sentimentale e da tre di vita in comune nell’appartamento di via Merelli, a Terno d’Isola. L’avvicinamento al matrimonio. Tappe della vita di Sharon Verzeni e di Sergio Ruocco, racchiuse nella testimonianza commossa di don Angelo Giudici, da cinque anni alla guida della parrocchia di Terno d’Isola. “Da fine febbraio a fine marzo abbiamo organizzato in parrocchia un corso di preparazione al matrimonio, otto incontri a cui hanno partecipato quattordici coppie di fidanzati. Alcune avevano già deciso la data del matrimonio, altre, come la coppia formata da Sharon e dal fidanzato, non mi avevano comunicato nessuna data. Due persone molto riservate. Forse era lei a mostrarsi un po’ più espansiva. Durante gli incontri c’era chi interveniva con domande. Non ricordo che da loro ne fossero venute”.

Sharon, strappata alla vita a 33 anni; Sergio, di quattro anni più grande, idraulico, originario di Seriate. Una conoscenza nata nell’aprile 2011 a Bottanuco. Lei è nel suo paese, in compagnia di amici. Il corso per fidanzati frequentato insieme, le nozze programmate per il 2025 e intanto era iniziata la ricognizione per scegliere il ristorante. La vita a due, tranquilla, regolata dalle rispettive abitudini, da orari che con il trascorrere del tempo si erano consolidati fino a diventare quasi canonici.

La giornata di Sergio che iniziava molto presto, attorno alle sei del mattino, e si concludeva con il riposo verso le 21.30-22. L’abitudine di Sharon di uscire spesso da sola, verso le 23 (la sera dell’omicidio era mezzanotte). L’ultima serata trascorsa insieme. I programmi televisivi non offrono particolari attrattive. Sergio è stanco e, dopo avere controllato un paio di cose di lavoro sul cellulare, decide di coricarsi. Sharon ha tre giochi sul telefonino e forse è per questo che ritarda di circa un’ora l’uscita serale.

Oggi si ha l’impressione che la riservatezza che rappresentava la cifra inviolabile dell’esistenza della schiva Sharon sia condivisa da chi la conosceva.

Forte del suo diploma di estetista, aveva lavorato in un negozio gestito da cinesi in Borgo Santa Caterina, a Bergamo. “Non dava confidenza – è il ricordo, reso sfocato dal tempo, di una ex collega – né a noi né ai clienti. Ogni tanto parlava del suo compagno, si capiva che erano molto uniti”. “Possiamo solo esprimere il dolore per la sua morte”, è il commento al bar pasticceria Vanilla di via Veneto, a Brembate, successivo approdo di lavoro di Sharon. Subito dopo la tragedia di Terno, il locale era rimasto chiuso in segno di lutto. Alla riapertura, all’esterno, era comparso un tavolino con un mazzo di fiori e la foto di Sharon, sorridente dietro il bancone. Su un foglietto il ricordo dolcissimo di un bambino: “Ciao Sharon, grazie mille per avermi servito. Rimarrai sempre nel mio cuore”.

E ancora piccole schegge di vita. I passaggi di Sharon in biblioteca a Terno d’Isola per ordinare i libri online e ritirarli poi di persona. I ritorni a Bottanuco, dove vivono i genitori, Bruno Verzeni e Maria Teresa Previtali, con Christopher, il figlio minore. Qualche comparsata al bar dell’oratorio, dove papà Bruno prestava la sua opera come volontario, dopo avere lavorato per molti anni ai servizi demografici del Comune. All’indomani della tragedia di Terno si era parlato anche di una vicinanza di Sharon Verzeni alla chiesa di Scientology, l’associazione religiosa fondata nel 1954 dallo scrittore Ron Hubbard, che ha una sede in provincia di Bergamo, a Gorle. Rimane la ferita aperta, lacerante. “Oggi siamo nell’incertezza. Speriamo – è l’auspicio del parroco di Terno d’Isola – che tutto questo possa chiudersi”.