REDAZIONE BERGAMO

Studenti in tribunale a Bergamo, va 'in scena' un processo

Un'udienza simulata organizzata dall'Associazione nazionale magistrati, in collaborazione con la locale Camera penale di MICHELE ANDREUCCI

Simulazione processo a Bergamo

Bergamo, 16 gennaio 2016 -  Sono le 9, quando il collegio giudicante del tribunale fa il suo ingresso in aula guidato dal presidente, il giudice Ezia Maccora. L'imputato Alberto Viti siede accanto al suo difensore Emilio Gueli: è alla sbarra per lesioni gravissime, diffamazione e stalking. La vittima, invece, Donatella Nava, prende posto accanto al suo legale, Monica Di Nardo. Viti è un giudice dell'udienza preliminare ed è accusato per finta, recita una parte nel processo simulato organizzato dall'Associazione nazionale magistrati di Bergamo, in collaborazione con la locale Camera penale.

Le porte del palazzo di giustizia di via Borfuro sono state aperte agli studenti delle classi quinte dei licei Mascheroni e Falcone: sono appassionati di film, serie televisive all'americana, programmi tv sui casi di cronaca. Due di loro indossano la toga da giudice e siedono vicino a Ezia Maccora. Donatella Nava è anch'essa un giudice del palazzo di giustizia di via Borfuro e veste i panni della parte offesa. Si presenta in aula con un vistoso cerotto sulla guancia, un braccio fasciato e, mentre racconta la sua odissea piange in continuazione. Secondo il pm Carmen Pugliese, della Procura di Bergamo (un magistrato vero, così come il presidente del collegio giudicante Ezia Maccora), è stata aggredita e sfregiata con l'acido da due persone (rimaste sconosciute) assoldate da Alberto Viti. Non solo: l'imputato l'avrebbe anche perseguitata (da qui il reato di stalking) e diffamata, mettendo online alcune sue foto osè. I due si sono conosciuti su Facebook, ma di fronte alle insistenza di Viti, la vittima ha deciso di interrompere quella amicizia che stava diventando pericolosa.

Il processo è finto, ma i due casi che fanno parte del dibattimento sono veri, anche se sono stati modificati per non riaprire le ferite delle due vere parti offese. Il dibattimento dura oltre quattro ore: il pm Pugliese, che chiede 9 anni di carcere, e l'avvocato Gueli si danno battaglia: eccezioni, repliche, frecciate. Poi, la camera di consiglio per la sentenza: si svolge in aula per consentire anche ai ragazzi spettatori di partecipare e Ezia Maccora guida gli studenti nei ragionamenti. All'1,30, la sentenza: Alberto Viti viene condannato a 4 anni di reclusione per stalking e diffamazione e al pagamento di una provvisionale di 70mila euro. Viene invece assolto dall'accusa di lesioni gravissime con la formula della vecchia insufficienza di prove. Soddisfatta il giudice Ilaria Sanesi, presidente dell'Associazione nazionale magistrati di Bergamo:"Dopo la positiva esperienza dell'anno scorso, abbiamo voluto ripetere l'iniziativa per far capire ai ragazzi che la giustizia è una cosa seria e decidere della vita di una persona, della sua libertà o della sua pena è una sfida complessa. Anche se a volte i programmi televisivi fanno sembrare tutto un gioco". "Un conto è conoscere i casi di cronaca da televisione e giornali, un conto è conoscerli dagli atti di un processo", gli fanno eco alcuni studenti.

di MICHELE ANDREUCCI