Bergamo, 12 dicembre 2015 - Sono saliti a tre gli arresti per la sparatoria avvenuta venerdì sera nelle campagne della Bassa Bergamasca, a Calcio, vicino al confine conm Pumenengo, quando un giovane studente universitario, Massimo Filisetti (IL RITRATTO), 24 anni, iscritto alla facoltà di Ingegneria Meccanica all’università di Dalmine, ha sparato con una pistola artigianale, di proprietà del padre e detenuta legalmente, contro il maresciallo Massimiliano Dima (IL RITRATTO), vicecomandante della stazione dei carabinieri di Calcio, che è stato colpito alla testa, alla fronte e vicino ad un occhio da una cinquantina di pallini. Nella notte tra venerdì e sabato, sono finiti in manette anche il padre del giovane, Daniele Filisetti, 56 anni, operaio edile a Soncino (Cremona), e la madre, Ester Terzi, 49 anni, casalinga.
La posizione più grave è quella del 24enne, che si trova rinchiuso, con l’accusa di tentato omicidio, nel carcere di Bergamo, dove domani sarà interrogato dal gip Raffaella Mascarino. Stando alle contestazioni, ha sparato contro il maresciallo Dima che, in compagnia di un collega, aveva raggiunto la cascina Basse Oglio della famiglia Filisetti per notificare la revoca del porto d’armi al padre, disposta dal prefetto che pare avesse ricevuto le denunce di alcuni vicini di casa che lamentavano la morte dei propri gatti. I genitori di Massimo Filisetti, invece, sono finiti in manette per resistenza, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale. Sabato mattina, assistiti dall’avvocato Giambattista Vavassori, sono comparsi davanti al giudice Ilaria Sanesi per essere processati per direttissima. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e il giudice, come richiesto dal pm Maria Cristina Rota, ha convalidato gli arresti per l’elevata pericolosità dimostrata dai due coniugi e ha disposto nei loro confronti la misura degli arresti domiciliari. Il processo è stato rinviato all’11 gennaio.
Quella di venerdì è stata un’autentica serata di terrore, iniziata intorno alle 18,30 e finita tre ore dopo, con un grande dispiegamento di carabinieri di Calcio, Bergamo e Treviglio, con tanto di giubbotti e casco antiproiettile e mitra spianati. Tutto è cominciato quando Massimo Filisetti, la madre e il padre si sono rifiutati di far entrare in casa i militari, insultandoli pesantemente, minacciandoli e spintonandoli. Poi il 24enne è entrato nell’abitazione, ha preso la pistola artigianale del padre (custodita in un armadio blindato, di cui possedeva una chiave), si è affacciato dal balcone del primo piano, ha insultato i carabinieri, gridando “Vi ammazzo”, e infine ha sparato dall’alto verso il basso contro i militari, ferendo alla testa il maresciallo Massimiliano Dima. Dopo l’episodio, il giovane e la madre sono fuggiti nella campagna circostante, nella vicina cascina Castel Cicala, barricandosi nel cortile e poi cercando di scappare a bordo della loro auto; Daniele Filisetti si è invece asserragliato nella propria abitazione. Le trattive sono state piuttosto concitate e sono proseguite fino alle 21,30. Il primo ad arrendersi è stato Massimo Filisetti, quindi sua madre Ester, che però prima, mentre si trovava al volante della sua vettura, ha trascinato per pochi metri un carabiniere che stava cercando di fermarla. Per ultimo si è arreso Daniele Filisetti. Nella loro casa i militari hanno rinvenuto, oltre alla pistola artigianale, un fucile doppietta, due carabine, un fucile sovrapposto, un fucile automatico e sette cartucce, tutti regolarmente denunciati.