
Non si placano neppure nella Bergamasca le polemiche per il provvedimento di domenica sera del ministro della Salute Roberto Speranza, che ha vietato lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriale fino al 5 marzo. Provvedimento emanato soltanto a poche ore dalla riapertura degli impianti prevista per lunedì. Le Comunità montane della Valle Seriana, della Valle di Scalve e della Valle Brembana hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro dell’Economia Daniele Franco chiedendo immediatamente ristori adeguati per la montagna "che ha perso la stagione invernale".
Un appello che ha radici ben più profonde e che si basa sulla certezza degli amministratori montani che i ristori arrivati sino ad ora sul territorio non sono assolutamente sufficienti per far fronte alla crisi economica conseguente al Covid-19, e relative chiusure, tutt’ora in atto. "Sono necessari ristori adeguati - spiega Jonathan Lobati, presidente della Comunità montana Valle Brembana -. E servono su due livelli. Per la montagna tutta, perchè quelli arrivati sino ad ora non sono sufficienti. E poi, dopo quanto successo domenica, per il comparto neve, perchè questa ulteriore proroga dell’ultimo secondo dà un ulteriore colpo gravissimo ad un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa, chiudendo nella pratica con un nulla di fatto la stagione 20202021, che non è mai potuta iniziare".
Sottolineano Pietro Orrù e Giampietro Calegari, rispettivamente presidente delle Comunità montane Valle di Scalve e Valle Seriana: "All’interno dei provvedimenti ristori, si chiede priorità assoluta per le categorie del settore della montagna". I gestori degli impianti sciistici, da parte loro, si dicono pronti a riaprire il 5 marzo, ma alcuni temono un nuovo rinvio. "La situazione è molto complessa - rivela Maurizio Seletti, ad di Irta, la società che gestisce gli impianti di Presolana Monte Pora -. Sono scettico per un’eventuale apertura del 5 marzo: è il quinto rinvio, ormai c’è anche un problema di credibilità. Chiunque prima di muoversi d’ora in poi vorrà vedere cose chiare e avere garanzie.
La chiusura degli impianti all’ultimo momento ha colpito i comprensori, ma anche tutta la filiera collegata a quelle attività, come i rifugi. Racconta il gestore del Rifugio Gremei di Piazzatorre, Paolo Carrara: "Con la riapertura degli impianti e la settimana di Carnevale avevamo fatto scorta di cibo, aspettandoci 300 sciatori al giorno in settimana e 400-500 nel week-end. Cibo che ora abbiamo il problema di conservare, quello che si può congelare, in uno spazio ridotto, e che in parte dovremo buttare con una perdita economica ulteriore".
Michele Andreucci