GABRIELE MORONI
Cronaca

Terno d’Isola ha paura: viaggio nella via dove è morta Sharon. “Non uscirò finché non prenderanno chi l’ha uccisa”

Una lettera anonima lasciata in via Castegnate invita chi sa a parlare. E c’è anche chi assicura: “Sono pronto a dare il mio campione di Dna, l’ho già fatto per Yara”

Sharon Verzeni e il punto in cui si è accasciata (foto De Pascale)

Sharon Verzeni e il punto in cui si è accasciata (foto De Pascale)

Terno d’Isola (Bergamo) – Non siate complici dell’assassino di Sharon. Il coltello impugnato da Caino ha ucciso Sharon ma sta colpendo, ferendo tutti, penetra nei nostri cuori. Chi sa e non parla si rende complice di Caino. Sharon è nostra figlia, è la figlia di tutti, per questo deve avere giustizia. Una lettera-appello affissa in via Castegnate, a Terno d’Isola, insieme con una immaginetta della Madonna, accanto ai fiori nel punto in cui Sharon Verzeni ha incontrato il coltello del killer.

Una lettera che si rivolge direttamente alle coscienze degli abitanti di Terno d’Isola, in particolare a quelli della strada dove la barista 33enne ha vissuto l’epilogo della sua vita. “Nessuno – ha scritto una mano anonima e appassionata – può riportarcela indietro, ma qualcuno può dare una spiegazione a tutto ciò. La parola perché (tutto maiuscolo, ndr) è la prima parola del giorno e l’ultima della giornata. Ogni giorno è così, ogni giorno è angoscia. Non siate complici di questa brutalità. Sharon è figlia di tutti, è una parte della nostra vita. Chi sa non volga le spalle, non si nasconda, ma abbia il coraggio di dare giustizia a una vita...”.

La lettera anonima apparsa in via Castegnate
La lettera anonima apparsa in via Castegnate

Via Castegnate a tre settimane dalla notte tra il 29 e il 30 luglio. Ancora spopolata per le feste. Porte chiuse e serrande abbassate garantiscono frescura a chi è rimasto e servono a esorcizzare la paura. Paura, presenza indigesta, compagna sinistra nelle notti di tanti. “Io – dice una signora in età, che socchiude appena la porta e annuncia una sorta di autoreclusione – di sera non esco più e continuerò a non uscire finché non avranno preso l’assassino di quella povera ragazza”. Nella strada assolata e semideserta, risuona il canto di un gallo e pare un suono incongruo. Chiara sta uscendo di casa in compagnia di Donato: “Non uscivo di sera già prima, a maggior ragione dopo quello che è successo. Vedo in giro delle facce un po’ cattive. La situazione è peggiorata”.

Da una finestra escono i suoni di un karaoke sulle note di Amedeo Minghi. C’è Silvestrina Guzzeloni che percorre a passo spedito la strada portando gagliardamente le sue 84 primavere. “Qui hanno tutti paura. Io anche. Abbiamo paura perché questa non sembra l’azione di un pazzo, ma di qualcuno che voleva uccidere”. Ma c’è anche chi reagisce e non si rassegna, non accetta. Come l’uomo che si ferma a leggere la lettera per Sharon e intanto, quasi meccanicamente, ma dolcemente, accarezza qualcuno dei fiori prosciugati dalla canicola. “Io, se me lo chiedono, sono pronto a dare il mio campione per il Dna. L’ho fatto quando me l’hanno chiesto per le indagini su Yara Gambirasio. Lo farò ancora, in qualunque momento, anche domani, se servirà a smascherare un assassino. È vero: Sharon è stata uccisa da Caino. Ci sono in giro troppi Caini”.

“La morte – ha scritto l’anonimo autore dell’appello – è inevitabile, ma la violenza no. “Caino ha colpito ancora“, diceva il sacerdote al funerale, ma Caino sta colpendo, uccidendo ogni giorno. Quel coltello maledetto sta colpendo tutti, sta affondando la sua lama lentamente nei nostri cuori, creando dolore, rabbia rimpianti. Caino è chiunque non parli, è chiunque non dica la verità. Caino è chi sa ma rimane nel silenzio e fa finta di niente. Niente è come prima, nessun respiro, nessun attimo di vita. Il pensiero è fisso su Sharon e sulla parola perché? La vita è ferma a quella notte”.