
Un cimitero (Archivio)
I fiori preferiti della defunta, un prato verdeggiante e, sullo sfondo, il cielo azzurro. Tinte applicate a una tomba che, però, non verrebbero considerate intonate all’atmosfera di un cimitero. Tanto da spingere il Comune a chiedere la rimozione della lapide.
La vicenda si è conclusa con una sentenza del Tar, chiamata in causa dalla figlia della signora morta: ebbene, il tribunale amministrativo ha dato ragione all’Amministrazione comunale, di fatto “confermando” la disposizione ad accantonare le decorazioni.
Colori contestati
La vicenda si svolge a Calvenzano, nella Bassa Bergamasca, a poca distanza da Caravaggio. La lapide “della discordia” è quella della signora Pierina, scomparsa a 89 anni nel 2021. La figlia, interpretando il volere della madre, ha deciso di far dipingere la lastra che copre il loculo, realizzando in ricordo della donna un quadro dalle tinte vivaci.
Il disegno raffigura un paesaggio: il cielo azzurro sullo sfondo, un ampio prato verde e un mazzo di fiori, i preferiti della signora Pierina, calle bianche e girasoli. In alto a sinistra la foto della donna. Al Comune – però – quella lapide non piace (“inadeguata al contesto del cimitero”) e ne dispone la rimozione attraverso un’ordinanza.
Il diktat del Comune
Il provvedimento risale al 6 dicembre scorso. Il Comune lamenta anche la mancata richiesta di una qualsiasi autorizzazione a dipingere in questo modo la lapide e intima di “rimuovere l’immagine illegittimamente posta sulla lastra e sostituirla, previa richiesta ed ottenimento della dovuta autorizzazione, con altra idonea ed adeguata al contesto”.
La figlia della signora Pierina – come si legge su alcuni media locali – prova una sorta di resistenza silenziosa e per sei mesi non tocca la lapide. Arriva, a questo punto, una seconda disposizione del Comune di Calvenzano: si tratta di un’ulteriore ordinanza di rimozione, fondata sull’articolo 43 del regolamento di polizia mortuaria e cimiteriale comunale.
Qui si legge che “le lampade votive, le decorazioni, gli abbellimenti e le iscrizioni da porre sulle lapidi non possono essere eseguite e poste in opera se non dopo aver chiesto ed ottenuto il permesso”.
L’istanza al Tar
La figlia della pensionata scomparsa, però, non si arrende: decide di rivolgersi al Tar di Brescia per chiedere l’annullamento dell’ordinanza. I giudici amministrativi non accolgono la richiesta, riconoscendo la legittimità dell'articolo 8 del regolamento cimiteriale per cui l’amministrazione è titolata a “far rimuovere le ornamentazioni anche provvisorie e temporanee in generale, ogni qualvolta le giudichi indecorose ed in contrasto con l’austerità del luogo”.
Questo nonostante l’avvocato della donna abbia inserito fra le motivazioni del ricorso la presenza, nello stesso cimitero di Calvenzano, di altre quattro lapidi che non sarebbero – sempre secondo il regolamento dell’Amministrazione – adeguate al contesto. La stele, quindi, dovrà essere rimossa e cambiata.