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Mega truffa da 4 milioni di euro sottratti a fondi statali: arrestato a Malpensa imprenditore bergamasco

Appena atterrato con un volo proveniente da San Paolo del Brasile sono scattate le manette. L’indagine delle Fiamme Gialle era scattata in seguito alla dichiarazione di fallimento nel 2022

L'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Bergamo

L'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Bergamo

Treviglio (Bergamo), 5 febbraio 2025 – Appena atterrato all’aeroporto di Malpensa dal Brasile sono scattate le manette. I militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Bergamo, unitamente al personale dell’ufficio di Polizia di Frontiera in servizio allo scalo varesino, hanno dato esecuzione a un’ordinanza che dispone misure cautelari personali e reali, emessa dal gip del tribunale di Bergamo, per associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta e malversazione ai danni dello Stato nei confronti di un imprenditore bergamasco della Bassa bergamasca.

L’inchiesta

Quest’ultimo, di rientro da San Paolo (Brasile), una volta giunto in Italia è stato immediatamente portato nel carcere di Busto Arsizio. L’arresto rientra in una più vasta indagine per la quale lo scorso mese di dicembre erano già state eseguite altre misure cautelari. Le investigazioni – coordinate dalla procura di Bergamo – avevano permesso di portare a galla una ingente bancarotta fraudolenta ai danni di una società operante nella bassa pianura bergamasca che, nel biennio antecedente all’avvio della procedura fallimentare (luglio 2022), aveva, tra l’altro, anche ottenuto finanziamenti garantiti dal Fondo per le piccole e medie imprese colpite dalla crisi seguita all’epidemia di Covid.

Capi d’accusa

L’indagine aveva preso il via nel dicembre del 2023 dalla relazione del curatore nell’ambito del fallimento della società, dichiarata fallita dal tribunale di Bergamo il 23 luglio del 2022. L’inchiesta aveva fatto venire a galla un’importante bancarotta fraudolenta, realizzata tramite operazioni dolose. La società, prima che venisse dichiarata fallita, aveva ottenuto finanziamenti garantiti dallo Stato per oltre 4 milioni di destinati alle piccole e medie imprese che invece di essere utilizzati per l’attività economica erano stati trasferiti su conti correnti bulgari e spesi in Italia tramite carte di credito emesse da istituti bancari bulgari. Inoltre, prima del fallimento, i titolari della società avevano acquistato un capannone a un prezzo gonfiato.