Treviglio (Bergamo), 30 aprile 2022 - C’è una denuncia, datata maggio 2021, su cui sono in corso accertamenti da parte della Procura. Pare, infatti, che in quella segnalazione presentata già compilata ai carabinieri (che indicano qualche mese dopo, in estate) da Monica Leoni contro Silvana Erzembergher fossero state indicate generalità sbagliate. Cognome giusto, nome sbagliato: al suo posto il cognome del marito morto, Zanda. In questo modo la 71enne non sarebbe mai stata identificata. A Treviglio con quel nome, Zanda Erzembergher non risulta censita. E nella denuncia non si fa cenno al fatto che la donna fosse in possesso di un’arma.
La pistola l’aveva, un revolver calibro 38, con regolare porto d’armi per uso sportivo, dal giugno 2015 al 2021, ma causa pandemia le licenze sono state prorogate e quella della Erzembergher sarebbe scaduta a giugno di quest’anno. E giovedì mattina l’ha impugnata per freddare Lugi Casati, 64 anni, mentre portava a spasso la cagnolina Chanel, sotto casa, in via Brasside, zona residenziale di Treviglio. E poi ha puntato la stessa arma contro la moglie Monica, 57 anni, ex impiegata ferendola alla gamba. Ricoverata Papa Giovanni XXIII, le condizioni di quest’ultima sono stabili. Lunedì, invece, si terrà l’autopsia sul corpo del marito.
Ieri la 71enne, su cui pesa la grave accusa di omicidio volontario aggravato e tentato omicidio si è sentita male, un principio di infarto e per questo è stata ricoverata nel reparto di Terapia intensiva dell’unità coronarica del Papa Giovanni XXIII, dove si trovava da giovedì pomeriggio, dopo il malore in caserma. Oggi ci sarà la convalida, ma nessun interrogatorio, come ha spiegato il suo difensore, avvocato Pamela Nodari. I medici lo sconsigliano. Davanti al pm Schininà si era avvalsa della facoltà di non rispondere. Lei aveva preso di mira quella coppia, Luigi e Monica che il 25 aprile aveva festeggiato il 37° anniversario di matrimonio. Gliel’aveva giurata. Diceva che non viveva più, non riusciva a dormire. Si lamentava. Come hanno confermano i vicini, i parenti, il figlio unico, Emanuele, 35 anni, che ha parlato di dissidi e vessazioni che andavano avanti da tempo.
Dissapori tra vicini che sono tracimati trasformandosi in follia omicida. La denuncia di maggio è riferita all’episodio con il bastone che la 71enne impugnava mentre inseguiva Monica. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso, ormai colmo. Da qui la decisione di farsi consigliare da un avvocato. Silvana si sentiva una vittima. Ma non si capisce cosa ha fatto scattare la sua rabbia accumulata nel tempo al punto da spingerla a prendere la pistola e far fuoco contro i vicini. Un tempo lavorava nei mercati. Ora che era in pensione e nel condominio alla periferia nord di Treviglio viveva da sola, in un appartamento a pianoterra dove, nel suo angolo di giardino, resta uno stenditoio con qualche panno steso. Andava a sparare al poligono di tiro, ultimamente meno di frequente.