Bergamo – Emozionato? Non c’è bisogno di chiederlo, si legge in volto. Nell’aula della Corte d’assise è tutto pronto per il gran saluto. "Cosa mi mancherà? Sicuramente l’adrenalina che si prova in aula durante i processi". Ultimo giorno in Procura, 11 settembre, una data impegnativa, storica. Prima il golpe in Cile, poi le Torri Gemelle. E proprio ieri il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani ha compiuto 70 anni e va in pensione. L’espressione ricorda una di quelle faccine chiamate “emoticon”. Per fortuna c’è la moglie Ermanna a smorzare quei toni da lacrima facile. Chiappani, bresciano di Orzinuovi, si era insediato in piazza Dante giovedì 10 settembre 2020 subentrando a Walter Mapelli, scomparso prematuramente l’8 aprile 2019. Alle spalle una lunga carriera e numerose indagini.
"Ma una cosa da fare mi resta – confida – la Commissione tributaria". Dopo essere stato nominato magistrato, nell’83 è stato sostituto procuratore a Brescia e poi a Lecco. Durante la cerimonia di insediamento, Chiappani disse: "Per me questo incarico è un onore e un onere. Non solo perché arrivo in una città martoriata dalla pandemia, ma perché è un centro fondamentale della Lombardia". Il Covid, appunto, la voluminosa inchiesta (oltre 2mila pagine l’ordinanza) per far luce sul cataclisma che ha colpito sì l’Italia ma in mondo ancora più violento la Lombardia. E in particolare la Bergamasca, la Media Valle Seriana, i comuni di Alzano Lombardo con il suo ospedale, Nembro, Albino. Qui è stato pagato un prezzo altissimo, 4mila vittime.
"Rifarei tutto – sottolinea Chiappani – È il compito del procuratore della Repubblica dare una risposta alla cittadinanza e ai morti, in questo caso ricostruendo quella che era stata la reazione delle autorità sanitarie durante la prima ondata della pandemia. Non per fare una ricostruzione storica o sociologia, come mi è stato contestato, ma perché attiene al procuratore vedere se ci sono state anomalie oppure omissioni, e se siano in nesso relazionale con il diffondersi dell’epidemia".
E ancora: "Se poi, com’è stato ritenuto dal Tribunale dei ministri, non sono configurabili reati, lo accetto. Se certe scelte non sono sindacabili dalla giustizia ordinaria, potranno sempre essere oggetto di valutazione da parte di altre autorità, magari quella politica. In ogni modo, è giusto che la gente di Bergamo sapesse". Ma oggi è un altro giorno, si volta pagina. A scandirlo, uguale agli altri, solo la sveglia alle 6.